Tensione nel governo, Conte: «Nessun rimpasto. Nessuno mi ha chiesto di cambiare dei ministri»
«Io sono soddisfatto dell’operato dei miei ministri. Non mi è stato posto nessun problema in questa direzione nelle sedi istituzionali, non ne parlo davanti ai giornalisti», ha spiegato il premier Giuseppe Conte rispetto alle critiche espresse dal segretario della Lega Matteo Salvini verso due ministri 5 Stelle, Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli. La difesa verso tutta la squadra di governo è stata decisa. Poi Conte ha invitato il vicepremier Salvini (senza mai citarlo) a porre il tema del rimpasto nelle sedi istituzionali e non a mezzo stampa.
Per quasi mezz’ora il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha provato a delineare lo stato di salute dell’esecutivo davanti ai giornalisti, dopo il consiglio dei ministri e il vertice sull’autonomia differenziata. Due appuntamenti a cui, come aveva annunciato, non ha partecipato il vice-premier Matteo Salvini dopo due giorni di tensione crescente nell’esecutivo.
Ma il premier ha negato qualsiasi ipotesi di rimpasto tra i ministri, mentre ha detto che interverrà sulla squadra dei sottosegretari: al ministero delle Infrastrutture, per motivi giudiziari, si sono dimessi sia il sottosegretario Armando Siri che il vice-ministri Edoardo Rixi.
«Sull’autonomia abbiamo fatto passi in avanti. Servono ancora poche riunioni e poi arriverà nel consiglio dei Ministri con le garanzie che ho sempre chiesto: senza che rechi danno alle altre regioni» ha spiegato il premier.
Ai governatori di Lombardia, Veneto e Piemonte ha lanciato un messaggio diretto: «Io tenevo molto al fatto che il modello della scuola non può essere frammentato, non possiamo pensare che l’autonomia differenziata significhi frammentare questo modello. Probabilmente i governatori interessati non avranno tutto quello che hanno chiesto ma ci sta, è un negoziato tra Stato e Regioni».
Poco più di un mese fa, il 3 giugno, Conte si era presentato in conferenza stampa per lanciare un secco ultimatum ai due vice-premier e chiarire che nel suo governo non c’è spazio per ‘vivacchiare’. Ma da allora, i toni tra Salvini e Di Maio si sono tutt’altro che affievoliti.