I due palermitani che stanno facendo esplodere il Pd
Nel Pd l’aria è sempre più tesa tra il segretario Nicola Zingaretti e la corrente renziana. Dopo l’annullamento dell’elezione a segretario regionale della Sicilia di Davide Faraone, scoppia anche il caso Anzaldi. E così, a meno di una settimana dalla Direzione del Partito (in programma venerdì 26), il clima interno si surriscalda.
Il caso Faraone
La commissione nazionale di garanzia del Nazareno ha annullato l’elezione di Faraone sua elezione a segretario del Pd Sicilia. Teresa Piccione, candidata in quota zingarettiana, aveva abbandonato il campo e la competizione – lasciando in corsa solo lo stesso Faraone, renziano della prima ora – dopo aver denunciato presunte violazioni dello statuto e del regolamento durante le primarie siciliane di dicembre.
La minoranza insorge, chiede un chiarimento al segretario Nicola Zingaretti, invoca spiegazioni nella direzione di venerdì. Il diretto interessato si sente preso in giro: «Mentre eravamo alla commemorazione di Paolo Borsellino, è arrivata la notizia che il “nuovo Pd” commissariava il Pd siciliano, per presunti vizi di forma. E’ una follia», scrive di primo mattino.
Da lì, la decisione di sospendere la sua iscrizione al Partito di Zingaretti: «Rimango iscritto al gruppo parlamentare del Pd, continuerò la battaglia per la mia gente e contro questo governo e contro ogni inciucio coi Cinque Stelle».
Si apre lo scontro con la maggioranza interna: i renziani – spinti anche dall’ex segretario – giudicano incomprensibile la scelta del governatore del Lazio. «Il segretario predica l’unità e il superamento delle correnti, ma troppo spesso è condizionato dalla sua», afferma il presidente dei senatori dem, Marcucci. «Una commissione di garanzia non aveva mai preso una decisione simile. Ci vogliono mettere all’angolo, spingerci ad andare via», sottolinea un fedelissimo dell’ex presidente del Consiglio.
«Non si è trattato di una decisione politica, ma si è esclusivamente attenuta al rigoroso rispetto delle regole e delle procedure che sono il fondamento della vita di una comunità democratica quale il Pd è. Regole che devono essere uguali per tutti», ha spiegato Silvia Velo, presidente della Commissione di Garanzia nazionale del Pd. Una puntualizzazione che non è piaciuta ai renziani.
Il caso Anzaldi
Nel disordine generale scoppia anche un’altra questione. Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza Rai, provoca Maurizio Gasparri (Forza Italia) sulla linea Foa. I due iniziano un battibecco da oppositori politici. Nel momento in cui Anzaldi chiede supporto al segretario Pd, Zingaretti interviene in sua difesa.
Gasparri dice che qualcuno deve tapparmi la bocca e il direttore del Tg2 Sangiuliano mette un like al suo tweet. Spero che il segretario @nzingaretti possa dire presto una parola su questa vergogna altrimenti ci sarebbe davvero da pensare seriamente di restituire la tessera. pic.twitter.com/SlqH1U7qSN
— Michele Anzaldi (@Michele_Anzaldi) July 19, 2019
Ma la risposta è al veleno: «Non ho mai conosciuto o parlato con l’onorevole del mio partito, mi fa piacere che oggi si ricordi che sono il suo segretario. A lui va tutta la mia solidarietà. Ovviamente a nessun parlamentare può essere chiesto di tacere».
A parte i saluti non ho mai conosciuto o parlato con l’onorevole del mio partito @Michele_Anzaldi, mi fa piacere che oggi si ricordi che sono il suo segretario. A lui va tutta la mia solidarietà. Ovviamente a nessun parlamentare può essere chiesto di tacere, Gasparri deve saperlo
— Nicola Zingaretti (@nzingaretti) July 20, 2019
«Se il tweet su Anzaldi è il modo che intende il segretario per difendere un suo deputato forse di tali difese se ne può fare tranquillamente a meno. È anche grazie alle battaglie dello “sconosciuto” se Zingaretti vede riconosciuti gli spazi suoi e del Pd in Tv», osserva Salvatore Margiotta, che con Anzaldi è in commissione di Vigilanza.