La favola di Bouba, il primo laureato con protezione internazionale: «Vorrei fare il professore» – Il video
Bouba è il primo laureato con protezione internazionale dell’Università di Sassari. Bakary Coulibaly, questo il suo vero nome, viene dal Mali, ha 32 anni e da tre giorni è dottore magistrale in Pianificazione e politiche per la città, l’ambiente e il paesaggio. Un sogno, un traguardo che mai avrebbe potuto immaginare, neanche lontanamente.
La storia di Bouba
Nel 2015 prova ad arrivare in Italia – fuggendo dalla guerra civile – e, partendo dalla Libia, si affida a uno dei barconi della morte. Bouba è fortunato: viene salvato da una Ong e, una volta approdato nel nostro Paese, portato subito in un centro di accoglienza ad Alghero. Il “campo” come lo chiama lui.
Lì inizia a riflettere sul suo futuro: in Mali, infatti, si era laureato in Antropologia. Così ottiene la protezione internazionale e un giorno esprime un desiderio: «Vorrei continuare a studiare». E così conosce la donna, la prof Silvia Serreli, che di lì a poco sarebbe diventata il suo punto di riferimento, il suo tutor e, infine, la sua relatrice.
L’iscrizione all’università
«A quel punto l’ho subito trascinato con me. Certo, all’inizio non è stato facile, aveva difficoltà a integrarsi a causa della lingua. Tornava spesso al “campo” per andare a trovare i suoi amici e non parlava bene l’italiano. Poi, grazie a un progetto di inclusione e integrazione voluto fortemente dal nostro Rettore, è riuscito a laurearsi in pochi anni. Io gli sono sempre stata vicina» ci racconta Silvia Serreli, docente al Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica di Alghero, delegata del rettore per le politiche di integrazione dei migranti e rifugiati, e relatrice del dottor Coulibaly.
Grazie alla borsa di studio della Conferenza dei rettori delle Università italiane e del Ministero dell’Interno per rifugiati e titolari di protezione sussidiaria, costretti nel proprio Paese a interrompere gli studi, Bouba è tornato a sognare e ne è uscito vittorioso.
La tesi
Un 110 meritato e sudato con una tesi, intitolata La cultura maliana e gli effetti urbani delle migrazioni, in cui spiega chiaramente «come il modello d’accoglienza italiano, affiancato alla formazione e alla cultura, produca un modello virtuoso perché “costringe” i migranti a essere autonomi, a vivere come gli italiani» ci racconta la prof.ssa Serreli.
Alla discussione della tesi – presso il Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica dell’Università di Sassari – ha partecipato anche la comunità maliana locale che ha festeggiato con Bouba il traguardo della laurea.
Il sogno di Bouba
«Un giorno vorrei diventare professore, continuare a studiare, fare ricerca e insegnare», rivela lui che, nel frattempo, lavora nelle cucine di un ristorante di Alghero per mantenersi.
«Avevo un sogno quando sedevo sui banchi dell’università a Bamako: fare un master in Europa. Era un sogno irrealizzabile per diverse ragioni – ha concluso – eppure ho provato a seguire un sogno e ho camminato a lungo verso L’Europa. Questa tesi è la mia utopia e da qui ripartirò per costruirne altre». Un sogno che è divenuto realtà grazie alla sua determinazione.
Video di Carla Spiga | Montaggio di Fabio Giuffrida
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