Di Maio introduce il «mandato zero» per dribblare la regola dei due mandati nei comuni – Video
L’annuncio arriva con un post sul Blog delle Stelle: «Abbiamo deciso di introdurre il cosiddetto “mandato zero”. Che cos’è il mandato zero? È un mandato, il primo, che non si conta nella regola dei due mandati, cioè un mandato che non vale».
Comincia dai comuni la rivoluzione annunciata dal capo politico del M5s, Luigi Di Maio, all’indomani delle sconfitte alle elezioni amministrative ed europee. Come sempre, prima di entrare in vigore le nuove norme saranno sottoposte al voto sulla piattaforma Rousseau.
«Ora voglio essere molto chiaro – scrive Di Maio – il mandato zero e l’eventuale introduzione del mandato zero, se vorrete votarlo come iscritti, varrà solo e soltanto per i consiglieri comunali e per i consiglieri di municipio».
Come funziona il mandato zero
Tante persone, dice il capo politico M5s, non si candidano a sindaco al secondo mandato perché hanno molte liste contro e temono di riuscire a ottenere al massimo un posto da consigliere. Risultato che precluderebbe la possibilità di portare la loro esperienza in Parlamento o in consiglio regionale.
Il mandato zero serve proprio a evitare questa situazione: «Se tu vieni eletto consigliere comunale o di municipio al primo mandato e lo porti avanti tutto e poi decidi di ricandidarti e non diventi né presidente di municipio né sindaco, allora il tuo secondo mandato, quello precedente, cioè il mandato zero, non vale».
E nel caso si venga eletti? «Se invece ti ricandidi come sindaco e vieni rieletto sindaco, allora a quel punto quello è il tuo secondo mandato e lo fai da sindaco per cambiare la tua città in cinque anni anche grazie all’esperienza che hai maturato nel tuo primo mandato».
L’apertura alle alleanze
Finora il M5s non si è mai presentato a una competizione in coalizione. A livello locale questa politica “isolazionista” potrebbe finire: spesso – dice Di Maio – le liste civiche sono serbatoi di voti che nascono due mesi prima delle comunali o delle regionali e scompaiono il giorno dopo le elezioni comunali o regionali, «ma se ci troviamo su un territorio in cui abbiamo lavorato fianco a fianco con un comitato, un’associazione, un movimento, per anni abbiamo lavorato insieme, ha senso secondo voi poi andare alle comunali e candidarci gli uni contro gli altri?».
Il vicepremier propone di avviare una sperimentazione su quei territori dove il Movimento ha stretto alleanze ormai consolidate con comitati, associazioni e movimenti a cominciare, dice, da «qualche elezione regionale dei prossimi mesi, o in qualche elezione comunale. E ovviamene sarà mia cura fare in modo che siano delle vere liste civiche con una storia di partecipazione insieme».
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