Il valzer delle banche centrali: dalla Bce alla Fed, le prossime mosse cruciali da tenere d’occhio
Il terremoto dei dazi tra Stati Uniti e Cina, una ripresa che in molti Paesi stenta a decollare e le incertezze legate alle crisi geopolitiche nelle aree calde del mondo: in un clima rovente per l’economia, i capi delle banche centrali più importanti del pianeta stanno per vagliare nuove misure di sostegno alle Nazioni. Il passaggio di testimone al quartier generale della Banca centrale europea, con Mario Draghi che, il 31 ottobre, lascerà il posto a Christine Lagarde nel Grossmarkthalle, sembra non cambiare l’indirizzo economico per i 19 Paesi dell’eurozona. In America, a fine luglio, il direttivo della Federal Reserve dovrebbe procedere a un taglio dei tassi d’interesse. Aspettando la Brexit, la Bank of England, preferisce lasciare invariato il costo del denaro. Invece sta per cambiare il board della giapponese Boj. Una congiuntura particolarmente movimentata per gli istituti di credito centrali. Mentre i banchieri affilano le armi per sventare il rigurgito della passata crisi, ecco gli appuntamenti imminenti che detteranno la linea economica mondiale.
Liquidità, tassi d’interesse ridotti e acquisto di titoli
Prima di tutto, però, è doveroso spiegare cos’è l’allentamento quantitativo. Più conosciuto con la locuzione inglese Quantitative Easing, si tratta di una serie di strumenti che le banche centrali hanno per intervenire nel sistema economico e, in generale, aumentare il quantitativo di moneta in circolazione. Negli ultimi anni è stato il cavallo di battaglia di Mario Draghi: a capo della Bce, il banchiere italiano ha, dal 2015, fatto ricorso a questa misura per dare una spinta alla ripresa economia dell’Eurozona. Altri casi recenti sono quelli del Giappone, nel 2006, per contrastare il rischio deflazione, e di Stati Uniti e Inghilterra nel 2008. Quando ridurre il tasso d’interesse, ovvero abbassando il costo del denaro per banche, imprese e famiglie, non è più sufficiente, le banche centrali possono dare il via all’allentamento quantitativo. La politica monetaria espansiva prevede:
- la stampa di nuova moneta da parte della banca centrale;
- l’immissione sui mercati attraverso l’acquisto di titoli;
- l’apprezzamento di quei titoli (di Stato o finanziari) e la riduzione dei rendimenti delle cedole;
- di riflesso, riduzione dei mutui, dei debiti privati e maggiore disponibilità delle banche a erogare prestiti e finanziamenti.
Il rischio maggiore collegato al Quantitative Easing è che si entri in una spirale di aumento dell’inflazione, difficile da fermare.
L’estate delle banche centrali: Bce
Il 25 luglio cade il primo degli appuntamenti, decisivi per l’indirizzo economico dei prossimi anni. A Francoforte ci sarà il terzultimo direttivo presenziato da Draghi, prima che il 31 ottobre ceda il posto a Lagarde. La riunione dovrebbe ribadire la volontà di effettuare un taglio dei tassi che dovrebbe partire a settembre 2019. Il presidente della Bce, prima di lasciare, ha ribadito la necessità che l’istituto prosegua nella politica di stimoli alla crescita, vista la stagnazione di alcuni Paesi europei. Per questo le linee guida, la forward guidance, dell’istituto, dovrebbe essere modificata per consentire la riproposizione quasi immediata del Quantitative Easing. Tralasciando l’eventuale acquisto dei titoli di Stato, gli analisti stimano che la Bce taglierà di 10-20 punti base i tassi di deposito, già negativi: le banche infatti possono scegliere di prestare denaro alla Bce. Per incentivare però il flusso di quei soldi nell’economia reale, l’istituto ha portato sotto lo zero i tassi d’interesse sui depositi già dal 2014: vale a dire che c’è un costo nel lasciare quel denaro nelle casse della Bce. Il contrario di quello che accade normalmente con gli interessi, che si ottengono prestando dei soldi. Ultima operazione prevista e che sarà formalizzata nell’incontro del 25 luglio, è il terzo round di Tltro, ovvero i programmi relativi alle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine. Una ogni tre mesi, da settembre 2019 a marzo 2021, consistono in tassi ultra-agevolati per i prestiti che le banche forniranno a imprese e privati.
Federal Reserve
Anche i tassi di interesse negli Stati Uniti potrebbero subire un taglio il prossimo settembre. Secondo indiscrezioni e alcune dichiarazioni del presidente della Fed, Jerome Powell, la banca centrale degli Stati Uniti potrebbe procedere a un taglio dello 0,25% del costo del denaro. La riunione del Fomc, il comitato di politica monetaria della Fed, fissata il 30 e il 31 luglio, terrà conto del probabile prosieguo delle tensioni commerciali con la Cina. Powell, in molte uscite, ha utilizzato i termini “correnti contrarie”, “incertezze”, “venti opposti”. Sono indicatori chiari di come si prospetti il bisogno di iniettare liquidità nel sistema americano, per facilitare l’accesso delle imprese ai finanziamenti, colpite dalla riduzione dei flussi di import-export con la Pechino.
Boj
La banca centrale del Giappone, storicamente molto disponibile nelle politiche di sostegno all’economia reale, dovrebbe proseguire con il basso costo dei tassi di interesse e con l’alleggerimento quantitativo. Il board della Boj, che si riunirà il 30 luglio, potrebbe decidere addirittura di imprimere un’accelerazione nell’acquisto di obbligazione.
Boe
La Bank of England, invece nella riunione dello scorso giugno, ha confermato la direzione ormai assunta da quasi un anno: da agosto 2018, il costo del denaro nel Regno Unito è rimasto invariato a un tasso dello 0,75%. Solo se il prossimo 31 ottobre dovesse diventare realtà lo scenario di una Hard Brexit, la banca centrale inglese dovrebbe adottare le politiche monetarie espansive che stanno invece implementando le altre banche centrali.
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