Regno Unito, Boris Johnson eletto Primo Ministro. Sarà lui a traghettare il Paese fuori dall’Ue
Boris Johnson sarà il nuovo Primo Ministro del Regno Unito. Su circa 160 mila membri del partito conservatore, 92 mila hanno votato per Johnson, preferito a Jeremy Hunt con uno scarto di circa 46 mila preferenze. Andrà a sostituire Theresa May, costretta ad annunciare le dimissioni a giugno dopo aver fallito a far approvare in parlamento il suo accordo per la Brexit. Nel suo primo discorso come nuovo capo del partito conservatore – l’investitura a Primo Ministro è prevista domani – dopo i ringraziamenti al rivale Jeremy Hunt e a Theresa May, ‘BoJo’, come è noto alla stampa britannica, ha rassicurato la platea dicendo che non solo manterrà gli impegni presi durante la campagna elettorale – ‘portare a casa’ la Brexit, unire il Paese e sconfiggere il labour di Jeremy Corbyn – ma s’impegnerà anche a galvanizzare il Regno Unito, troppo «spento» e « insicuro» .
Johnson finora aveva sempre minimizzato sulle sue ambizioni, come nel 2015, quando aveva detto che giudicava più probabile essere «reincarnato come un’oliva» o «essere decapitato da un frisbee» che essere eletto alla guida del Paese. All’epoca era rimasto ai margini durante il premierato di David Cameron (2011-2016) e nella lotta per la sua successione. Anziché sfidare apertamente May, Johnson aveva accettato di diventare un suo ministro, per poi dimettersi in polemica per il suo modo di condurre le trattative per la Brexit, giudicato troppo morbido nei confronti dell’Europa. Uno dei principali punti di scontro era la proposta di rimanere nell’unione doganale con l’Ue durante il periodo di transizione.
Adesso sarà sua responsabilità traghettare il Regno Unito fuori dall’Unione europea. Non è chiaro perché l’Ue – soprattutto con il nuovo Presidente del Consiglio europeo Charles Michel, in passato molto critico del Regno Unito e dei ‘puristi’ come Boris Johnson – dovrebbe acconsentire a una nuova trattativa con Boris Johnson. Dall’altro canto difficilmente Johnson chiederà al parlamento di votare anche soltanto alcune parti dell’accordo negoziato da May e da lui tanto criticato. Cresce quindi la possibilità di un’uscita del Regno Unito dall’Ue senza accordo, la famigerata ‘no deal Brexit’, il 31 ottobre 2019.
Critiche e dimissioni
Boris Johnson dovrà fare i conti con voci critiche sia all’interno che all’esterno del suo partito. Nei giorni scorsi è stato duramente criticato da ben tre ex Primi ministri – Tony Blair, Gordon Brown e Sir John Major – di cui uno conservatore (Major), per quello che loro ritengono essere il suo atteggiamento troppo spericolato nei confronti della Brexit.
23 July 2019
Ma all’orizzonte ci sono anche delle defezioni che potrebbero mettere in difficoltà il suo Governo. Le prime, già annunciate, saranno da parte del Cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond e del ministro della Giustizia David Gauke. Il timore per Johnson è che possano portare ad altre dimissioni e che alla fine della pausa estiva – il parlamento si fermerà il 29 luglio e riprenderà il suo lavoro a settembre – il partito conservatore si possa trovare senza la sua debole maggioranza di solo tre deputati.
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