Francesco Bellomo, da carnefice si sente vittima delle ex corsiste: «Sono stato strumentalizzato da ragazze bugiarde»
«C’è qualcosa di ancor più prezioso della libertà, la dignità», ha detto l’ex giudice del Consiglio di Stato, Francesco Bellomo, in un passaggio degll’interrogatorio, dopo l’arresto per presunti maltrattamenti su quattro donne, tre ex borsiste e una ricercatrice della sua scuola di formazione Diritto e Scienza.
Bellomo era finito agli arresti domiciliari anche perché accusato di estorsione nei confronti di un’altra ex corsista, che avrebbe costretto a lasciare il lavoro in una emittente locale.
Nel corso delle quasi nove ore di interrogatorio lo scorso 16 luglio, davanti al gip Antonella Cafagna, e ai magistrati che hanno coordinato le indagini, il procuratore aggiunto Roberto Rossi e il sostituto Daniele Chimienti, Bellomo ha poi aggiunto: «A rileggere tutta questa storia, ora a mente fredda – riporta l’Ansa – e vedendo le cose che vanno a dire dopo, ho la netta sensazione di essere stato strumentalizzato, altro che maltrattatore».
Dopo quell’interrogatorio, il gip aveva rigettato l’istanza di revoca degli arresti domiciliari. Un colloquio lunghissimo, durante il quale Bellomo ha negato tutte le accuse, perché «strumentalizzato» da donne che «volevano ottenere» qualcosa. Certi episodi per lui sono «baggianate», «storielle» raccontate da «bugiarde».
«Come in qualsiasi rapporto contrattuale ci sono diritti e obblighi», aveva spiegato Bellomo a proposito del contratto che faceva firmare alle borsiste, compresi i comportamenti da rispettare rigidamente e il dress code stabilito da lui. Oltre alla «clausola del fidanzato a punteggio» perché «tutte le persone che ti stanno accanto inevitabilmente ti influenzano. Tu impari e disimpari da loro».
Per l’ex giudice «le regole sono il codice che noi diamo al nostro rapporto, la nostra struttura esistenziale», descrivendo la sua idea di “fedeltà”: «Non la esigevo, ma per me era mancanza di rispetto, e la mancanza di rispetto io la chiamo tradimento».
Bellomo ha poi negato di aver controllato la vita privata delle donne che lo hanno accusato, oltre ad averle sottoposte a prove di velocità: «Le ho fatto credere di aver fatto i controlli… in realtà non ho fatto nessun controllo, ero un buon giocatore di poker».
Tra le poche ammissioni, quella di aver chiesto a una di loro di scusarsi in ginocchio. Ma secondo lui è un atto finora frainteso: «Non è un atto di sottomissione, io voglio la prova che mi posso fidare di te, questo il punto. Questo magari può fare scalpore, non dovrebbe, perché quando un uomo si inginocchia per chiedere la mano di una donna, non è un atto di sottomissione, ma un atto per dire io sto, voglio dare importanza».
Domani 25 luglio, i difensori dell’ex giudice, gli avvocati Beniamino Migliucci e Gianluca D’Oria, saranno a Bari per discutere l’udienza di Riesame e chiedere l’annullamento degli arresti domiciliari.
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