Fronda dei consiglieri no Tav contro Appendino. La sindaca: «Se escono dal gruppo si va a elezioni»
La svolta del governo sulla Tav, come era prevedibile, potrebbe avere delle ripercussioni anche sulla giunta torinese a guida Appendino. I malumori all’interno del Movimento piemontese, da sempre in prima fila nella battaglia contro la Torino-Lione, sono palpabili e si aggiungono alle tensioni fra la sindaca e la sua maggioranza delle scorse settimane. Ma se alcuni consiglieri minacciano di uscire dal Movimento in polemica con il via libera all’opera, che dovrebbe arrivare dopo il voto in Parlamento, e dopo il passaggio al gruppo misto confermare il proprio sostegno alla giunta Appendino, è proprio dalla stessa sindaca che arriva l’altolà: «Credo che ogni consigliere debba fare le sue scelte, non sono però disposta ad accettare un gruppo misto di maggioranza a sostegno del sindaco».
In pratica, fa intendere Appendino, se non ci sarà una maggioranza pentastellatta a sostenere il suo mandato, tutti a casa e elezioni. «Dal primo giorno della mia campagna elettorale ho sempre ribadito la mia personale contrarietà all’opera e quella del mio gruppo consigliare. Abbiamo tanti temi importanti da portare a termine, quindi – spiega a proposito della Tav – il mio auspicio è che la nostra amministrazione possa andare avanti».
Insomma, una sindaca no Tav che dovrà in qualche modo difendere la scelta del governo di portare in Parlamento la risposta definitiva sull’opera, sapendo che in Aula c’è una larga maggioranza trasversale favorevole alla Torino-Lione. Ma Appendino non sembra disposta a rimanere in sella a ogni costo: ha ancora due anni di tempo e sembra intenzionata a voler proseguire solo con un mandato pieno e senza dover dipendere da un appoggio a metà, senza copertura politica, che potrebbe arrivare dal gruppo misto.
In prima fila fra i consiglieri ribelli, Daniela Albano e Maura Paoli vanno all’attacco della scelta del governo sulla Tav: «La presa di posizione di Di Maio è ridicola: sa bene che in Parlamento non abbiamo i numeri per fermarla. Così si prendono solo in giro gli elettori. Se si va in aula sul Tav e dal voto in aula emerge che non si è rispettato il contratto di governo, allora l’unica via è la crisi: se non si sceglie questa strada per noi diventa difficile rimanere nel Movimento Cinque Stelle».
Al duro attacco fanno da contraltare parole più concilianti: «Prima di qualsiasi decisione vogliamo confrontarci con il territorio, il gruppo e i nostri elettori». Insomma, sembra che la linea dura di Appendino – o si va avanti così o tutti a casa – abbia fatto breccia. Nessuno sembra realmente intenzionato a voler far saltare il banco e tornare alle elezioni: la popolarità di Appendino in città non è altissima (e conseguentemente quella del Movimento): nessuno è certo di poter tornare a sedere in consiglio comunale. Neppure per Viviana Ferrero che fece conoscere a Beppe Grillo il movimento no Tav e per prima lo portò alle manifestazioni contro l’opera. Il malumore del cofondatore del Movimento sul dietrofront dell’esecutivo gialloverde allo stop della Torino-Lione in queste ore è palpabile.
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