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Dall’ex lobbista anti-immigrazione all’anti-abortista a capo della Camera dei Comuni: la squadra di Boris Johnson

26 Luglio 2019 - 19:54 Redazione
Durante il dibattito nella Camera dei Comuni Jeremy Corbyn ha tacciato il nuovo Primo Ministro di aver assemblato «in fretta e in furia» il nuovo esecutivo. Chi sono i ministri sotto accusa?

La pagina web del Governo non è ancora stata aggiornata, ma sull’account Twitter di 10 Downing Street sono già stati pubblicati i profili dei nuovi volti dell’esecutivo di Boris Johnson, succeduto a Theresa May come nuovo Primo Ministro della Gran Bretagna il 23 luglio. Sono venti i ‘veterani’ dell’esecutivo di May, tra cui anche lo stesso Boris Johnson, per un periodo ministro degli Esteri, poi dimissionario. Tra gli altri volti noti spunta quello Michael Gove, ex ministro dell’Ambiente, uno dei principali sostenitori dell’accordo negoziato da May con l’Ue e rivale di vecchia data di Johnson, tra i suoi sfidanti nella recente gara per la guida del Paese, tornato nel Governo però in quanto voce autorevole pro-Brexit. Al suo fianco ci sono anche Sajid Javid – ex banchiere, ministro dell’Interno nel Governo May promosso a Cancelliere dello Scacchiere – Dominic Raab, ex Ministro per la Brexit dopo David Davis, dimissionario, oggi Ministro degli Esteri – e Priti Patel. L’ex-lobbista di 47 anni è uno dei membri più controversi del nuovo esecutivo.

ANSA / Priti Patel

Anti-immigrazionista, nonostante sia figlia di immigrati, purista della Brexit – secondo lei il Regno Unito dovrebbe rifiutarsi di pagare la ‘fattura del divorzio’ con l’Ue, di circa 39 miliardi di sterline, se non riceve maggiori concessioni da parte dell’Europa – in passato ha detto di essere favorevole alla reintroduzione della pena di morte. Un’affermazione che ha in seguito ritrattato ma che continua a perseguitarla. Altro celebre purista della Brexit è Jacob Rees-Mogg, nominato a capo della Camera dei Comuni. Anti-abortista, contrario al matrimonio omosessuale, Rees-Mogg è presidente della fondazione di ricerca conservatrice European Research Group (ERG), e rimane tuttora uno dei punti di riferimento principali tra i deputati conservatori (e non) a favore di una ‘Brexit dura’. Le loro nomine hanno dato credito a chi sostiene che Boris Johnson abbia riempito il suo gabinetto di integralisti della Brexit.

ANSA / Jacob Rees-Mogg

Ma le critiche sono anche di altro genere e riguardano la rappresentatività dei suoi componenti: ci sono meno donne in posizioni di rilievo rispetto al Governo May (da 4 a 1, Priti Patel), ma sopratutto meno della metà del Gabinetto ha frequentato scuole statali, contro il 93% del ‘paese reale’. E poi c’è la questione della nomina del suo fratello minore Jo Johnson a capo del dipartimento per l’Imprenditoria, l’Energia e la Strategia industriale, che solleva l’accusa di nepotismo.

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