L’Europa bacchetta l’Italia su fogne e depuratori: la legge è del 1991 ma alcune città non la rispettano
La Commissione europea torna a fare pressione sull’Italia per l’applicazione delle norme europee su fogne e depuratori approvate nell’ormai lontano 1991.
La Commissione ha deciso di inviare a Roma un parere motivato – seconda fase della procedura di infrazione e ultimo passaggio prima del deferimento alla Corte di giustizia Ue – perché 237 tra centri urbani o parti di essi con oltre 2mila abitanti non dispongono di adeguati sistemi di raccolta e trattamento delle acque di scarico urbane.
Le regioni interessate sono tredici: Abruzzo, Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia e Toscana.
«È stata approvata nella legge Sblocca Cantieri la norma che amplia i poteri del commissario alle acque, secondo il modello già funzionante per le discariche, dove la commissione europea sta scomputando le procedure», commenta in una nota il ministro dell’Ambiente del governo Conte, Sergio Costa (M5S).
Gli altri paesi
Il pacchetto infrazioni di luglio della Commissione Ue conta ben 24 azioni legali per le inadempienze dei Paesi europei sulla legislazione ambientale Ue. Spiccano due deferimenti in Corte (Bulgaria e Spagna) e altre cinque iniziative contro altri tre paesi (Romania, Polonia, Croazia) per la violazione delle norme Ue sulla qualità dell’aria, quattordici azioni contro nove paesi (tra cui Francia, Germania e Polonia), per non conformità a diverse direttive sulla protezione della natura, il deferimento in Corte per la Svezia su fogne e depuratori e una nuova procedura di infrazione aperta contro la Germania per violazione della direttiva nitrati nelle acque dopo una prima condanna inflitta a Berlino dalla Corte di giustizia Ue.
«Le procedure di infrazione sono parte essenziale della nostra azione per migliorare l’applicazione della legislazione in Europa», spiega il commissario Ue all’ambiente Karmenu Vella. «E arrivano per quei paesi membri che, nonostante il dialogo e sostegno, non applicano regole decise di comune accordo».
La procedura per l’Italia
Il secondo passo arriva a un anno dall’avvio formale della procedura. Sul capitolo acque reflue l’Italia sta subendo anche altre tre procedure di infrazione: una di queste ha già portato la Corte Ue a condannare il nostro Paese a pagare una multa di 25 milioni di euro, più 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma di oltre settanta centri urbani o aree sprovvisti di reti fognarie e di adeguati sistemi di depurazione delle acque.
Aperte anche due nuove procedure
Sempre oggi la Commissione europea ha inoltre aperto due nuove procedure di infrazione contro l’Italia per mancata notifica delle sanzioni adottate a livello nazionale in caso di violazione delle norme Ue sui gas fluorurati a effetto serra e sulla trasposizione delle regole Ue sui biocarburanti sostenibili.
Sulla lettera di messa in mora per non aver notificato all’esecutivo comunitario le misure adottate sui gas fluorurati ad effetto serra, Costa spiega: «Stiamo lavorando con la Commissione europea per adempiere alla contestazione a stretto giro. Il provvedimento che sana la situazione è già al vaglio della Presidenza del Consiglio, che potrà calendarizzarlo nelle prossime sedute del consiglio dei ministri. Il Dipartimento per le Politiche europee ha già informato la Commissione sulla chiusura a breve dell’iter».
Infine, l’esecutivo Ue ha deferito alla Corte di giustizia Ue il nostro Paese per il mancato recepimento delle norme di sicurezza per la protezione contro l’esposizione alle radiazioni ionizzanti.
In copertina il ministro Sergio Costa. ANSA/Ciro Fusco
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