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Siri, nuova indagine sui soldi da San Marino. L’Espresso: cosa sospettano i magistrati sui prestiti

26 Luglio 2019 - 16:00 Redazione
Il settimanale Espresso è in possesso di documenti inediti che proverebbero che i prestiti concessi a Siri da San Marino sono «sospetti» e «contrari ai principi di sana e prudente gestione del credito»

Si apre un nuovo capitolo d’inchiesta per Armando Siri, ex sottosegretario delle Infrastrutture e consigliere economico della Lega. Dopo quelle aperte dalle procure di Palermo e Roma per le vicende di collegate a Paolo Arata e Vito Nicastri, e quelle aperte da Milano per riciclaggio, anche le autorità di San Marino indagano sul senatore.

A rivelare i dettagli in anteprima è il settimanale L’Espresso, che pubblica i documenti inediti della nuova istruttoria: si tratterebbe di due «prestiti di favore a elevato rischio» concessi da una banca di San Marino, la Banca agricola commerciale (Bac), e che sarebbero caratterizzate da diverse violazioni sistematiche.

Il primo prestito sarebbe di 750mila euro, ricevuti tra ottobre 2018 e gennaio 2019 (periodo in cui ricopriva ancora il ruolo di vice-ministro delle Infrastrutture); il secondo sarebbe di altri 600mila euro ottenuti ad aprile da un imprenditore vicino allo stesso Siri.

Foto: L’Espresso

A denunciare l’accaduto sono stati gli ispettori della Banca Centrale di San Marino e dell’Agenzia-anti riciclaggio, che dopo 7 mesi di verifiche hanno giudicato i finanziamenti «contrari ai principi di sana e prudente gestione del credito». Gli atti sono stati trasmessi anche ai pm di Milano, che già da maggio indagano sul presunto autoriciclaggio di fondi da parte di Siri.

I dettagli dell’istruttoria e le anticipazioni di Report

Secondo L’Espresso, le anomalie più gravi del caso riguarderebbero documenti che risultano «alterati», «cancellati», «omessi» o «tenuti nascosti». Come spiegano i giornalisti Lirio Abbate e Paolo Biondani, i computer della Bac registrano che «la banca aveva ottenuto le visure della società Meditalia srl: l’impresa di Siri che è andata in fallimento, con una procedura giudiziaria durata dal 2007 al 2015, che ha provocato un’inchiesta penale per bancarotta fraudolenta.

Questa informazione però è stata «omessa» nelle carte del mutuo. La banca registra il fallimento dell’azienda del politico solo il 17 ottobre 2018, il giorno dopo l’approvazione del prestito, quando Siri è ormai diventato un suo debitore (senza garanzie)».

Foto: L’Espresso

Sull’autoriciclaggio di Siri aveva dedicato un servizio già Report lo scorso maggio, nel periodo in cui la Procura di Milano aveva aperto un fascicolo, senza ancora ipotesi di reato né indagati, sul caso dell’acquisto di una palazzina a Bresso, nel milanese, dal valore di 584mila euro. Il prestito ricevuto sa Siri (750mila euro), sarebbe dunque superiore a quello necessario all’acquisto dell’immobile.

Il 24 giugno, i pm Sergio Spadaro e Gaetano Ruta avevano ipotizzato l’autoriciclaggio per l’acquisto sospetto, lasciando però l’indagine a carico di ignoti. «Sospetto» perché, come aveva anticipato Report, a segnalare le irregolarità era stato a gennaio il notaio dell’affare, Paolo De Martinis, che aveva spiegato come uno dei motivi per cui si definiva l’operazione «sospetta» era proprio la provenienza dei fondi.

Dopo le rivelazioni del programma, il leader della Lega, Matteo Salvini, aveva difeso pubblicamente il suo senatore: «Siri ha fatto solo un mutuo in banca, come milioni di italiani».

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