L’Artico va a fuoco e scalda il pianeta: in Siberia temperature sopra la media
Terre disabitate in Groenlandia, Siberia e Alaska stanno andando a fuoco. Da un mese le fiamme non abbandonano l’Artide, la regione più fredda del pianeta, coperta da ghiaccio e neve.
Il propagarsi delle fiamme è facilitato dalle temperature, inusualmente elevate nella zona. In Siberia, per esempio la temperatura media a giugno è stata di circa 5,5 gradi superiore alla media rilevata tra il 1981 e il 2010.
Dopo il mese di giugno, il più caldo della storia, l’Artide si trova in condizioni di severa aridità. Più di 100 fuochi selvatici hanno arso le foreste artiche, coinvolgendo 11 delle 49 regioni russe, il che significa che anche nelle aree libere dal fuoco, l’aria è inquinata dal fumo degli incendi.
And an area of about 550 km² and another fire directly south of it which adds another 85 km² see here: https://t.co/jZauYjAyz7
— Pierre Markuse (@Pierre_Markuse) July 26, 2019
Il fumo è così abbondante da essere visibile dallo spazio, come provano alcune immagini dell’osservatorio della Nasa. Nonostante sia comune che le foreste nordiche siano in preda a roghi durante l’estate, questa volte le dimensioni e la durata degli incendi li sta rendendo pericolosamente atipici.
Enormous smoke plumes from countless wildfires🔥 billowing over Russia🇷🇺 25 July 2019 Enhanced natural colors #Aqua🛰️ #Terra🛰️ #MODIS Full-size: https://t.co/3tMgTGoICe Album: https://t.co/5IqDrkAjrV #RemoteSensing #wildfire pic.twitter.com/WaYmcMneZh
— Pierre Markuse (@Pierre_Markuse) July 26, 2019
A dare la notizia le associazioni che si occupano di cambiamento climatico, come la Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration) e la Wmo, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale che ha definito la situazione «un evento senza precedenti».
I tre maggiori incendi, generati probabilmente da fulmini, sono stati rilevati nelle regioni russe di Irkutsk, Krasnoyarsk e Buryatia, dove hanno bruciato rispettivamente 829, 150 e 41 chilometri quadrati di terreno (dati aggiornati al 22 luglio).
Secondo il Centro di Monitoraggio Atmosferico Copernico (Cams), questi incendi stanno anche contribuendo a peggiorare la situazione che ha portato alla loro creazione: hanno rilasciato circa 50 megatonnellate di diossido di carbonio tra il primo giungo e il 21 luglio, che è circa l’equivalente della quantità emessa dalla Svezia in un anno.
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