Carabiniere ucciso, i dubbi: un pusher chiama il 112 perché due clienti ingannati gli hanno rubato il borsello?
Sono le 3.50 di notte quando uno dei fermati per l’omicidio di Mario Cerciello Rega – il giovane con i capelli mori – viene portato via da tre volanti dal Reparto Operativo dei Carabinieri di via in Selci a Roma: è nella seconda macchina con la livrea dell’Arma che esce dal retro del comando. Un altro ragazzo esce in macchina con altri quattro agenti intorno all’1.30: ha dei segni sul collo, e potrebbe trattarsi del collega di Rega, ferito nella colluttazione. Di fronte ai fotografi si prova a coprire con un foglio bianco.
La procuratrice aggiunta Nunzia D’Elia aveva invece lasciato il comando intorno alle 3 di notte. I due fermati erano dentro da mezzogiorno, per un interrogatorio fiume: durato, nel caso del ragazzo con i capelli scuri, quasi 16 ore.
La dinamica
Dopo una giornata di notizie contrastanti, anche la ricostruzione degli inquirenti, dopo la confessione di uno dei due fermati per l’omicidio di Mario Cerciello Rega, sembra sollevare non pochi dubbi.
Secondo gli investigatori infatti i due giovani fermati, studenti americani di 19 anni, sarebbero andati a Trastevere in cerca di droga, ma sarebbero stati ingannati dal pusher che invece degli stupefacenti ha venduto loro semplice aspirina. Nel tentativo di recuperare i soldi, i due hanno rubato il borsello allo spacciatore.
Dentro al borsello però era rimasto il cellulare del pusher che ha prima chiamato i due “scippatori” e poi il 112 per comunicare che si era accordato con i due americani per la restituzione della borsa. Per questo in un primo momento era ventilata l’ipotesi di un “cavallo di ritorno” finito male.
Sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, dopo essere stati chiamati dal pusher, i due carabinieri, in borghese, si sono recati, all’orario stabilito, in via Pietro Cossa dove hanno incontrato i due ragazzi con i quali è scoppiata una violenta colluttazione durante la quale il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega è stato colpito con otto coltellate, fatali.
Durante l’intervento il vicebrigadiere Rega e il suo collega, rimasto ferito, non erano però soli: nelle vicinanze, secondo quanto si apprende, c’erano altre due pattuglie dei carabinieri pronte a intervenire in caso di emergenza. Al momento dell’intervento, i due americani erano stati fermati, ma uno dei due è riuscito a ferire il carabiniere e l’altro agente avrebbe lasciato andare il secondo fermato per soccorrere il collega.
Rimangono però senza risposta alcune domande: perché le due pattuglie di supporto non sono intervenute quando la situazione si è fatta difficile e perché un pusher dovrebbe chiamare le forze dell’ordine perché due clienti ingannati gli hanno rubato il borsello? Il presunto spacciatore è stato arrestato e ora è ai domiciliari, nel suo borsello però non è stata trovata droga.
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