Di Maio a Renzi: «Anche tu eri No Tav». Lui nega: chi ha ragione?
Dopo le numerose critiche piovute addosso al Movimento 5 Stelle per la scelta di Conte di dare l’ok definitivo all’opera, Luigi Di Maio è andato all’attacco dell’alleato Matteo Salvini, ma soprattutto di Matteo Renzi, ricordando che entrambi in passato hanno sposato posizioni No Tav.
In un più di un’occasione, il capo politico del Movimento 5 Stelle ha l’ex segretario del Partito Democratico di essere stato un No Tav. La replica di Renzi è arrivata a stretto giro, con un post su Facebook dai toni ironici.
«Di Maio dice: “Renzi era un NoTav”. Io dico: sarà il caldo, poverino. Però proviamo a spiegare le cose per benino, con ordine, al buon Di Maio: magari stavolta capisce, chissà. Ho sempre sostenuto la Tav, da Torino a Palermo, passando persino per il ponte sullo stretto. Ho sempre difeso le forze dell’ordine dai violenti del No Tav, a cominciare da chi veniva condannato per aver invaso il cantiere o preso a sassate I poliziotti».
In un passaggio Renzi ammette di aver sposato il progetto, ma in modo critico: «Ho criticato, in alcuni casi, i percorsi. Questo è accaduto per il sotto attraversamento fiorentino (2009) e per il primo percorso della Torino Lione che a mio giudizio era talmente dispendioso da risultare più inutile che dannoso (2013). Basta leggere i documenti di allora per capire di cosa stiamo parlando».
Chi ha ragione?
Chi ha ragione quindi? È indubbio che da presidente del Consiglio Matteo Renzi sia stato un assoluto sostenitore della Torino-Lione. L’8 marzo del 2016 l’ex sindaco di Firenze presenziò, insieme al presidente della Repubblica francese Francois Hollande, alla firma da parte dell’allora ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio e dell’allora segretario di Stato francese per i Trasporti, il Mare e la Pesca Alain Vidalies, di un protocollo d’intesa che confermava e aggiornava l’impegno economico dei due paesi per l’opera.
A latere del summit non mancarono le proteste dei No Tav che manifestarono in laguna a bordo di alcune imbarcazioni. Renzi scrive che la sua posizione contraria alla Tav avrebbe riguardato «in alcuni casi, i percorsi». Ma nel 2013, come ricorda il sito di fact checking Pagella Politica, Renzi scriveva nel suo libro Oltre la rottamazione: «Non esiste il partito delle grandi opere. Non credo a quei movimenti di protesta che considerano dannose iniziative come la Torino-Lione. Per me è quasi peggio: non sono dannose, sono inutili. Sono soldi impiegati male».
Nel passaggio, non c’è un riferimento ai percorsi, ma all’opera nella sua interezza. Continuava Renzi: «Prima lo Stato uscirà dalla logica ciclopica delle grandi infrastrutture e si concentrerà sulla manutenzione delle scuole e delle strade, più facile sarà per noi riavvicinare i cittadini alle istituzioni». Una posizione che, letta oggi, sembra molto vicina a quella dei 5 Stelle.
A testimoniare la posizione No Tav di Renzi resta negli archivi anche la reazione di Sergio Chiamparino, l’ex presidente della regione Piemonte, da sempre molto vicino all’ex presidente del Consiglio che così commentava le parole di Renzi sulla Torino-Lione nel suo libro: «Stima e rispetto reciproco non sono messe in discussione ma io la penso in modo diametralmente opposto: la Tav è utile e può essere un’occasione per creare lavoro».
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