Perino, storico No Tav: «Deluso da Grillo. Eravamo perfino co-imputati in un processo» – L’intervista
«La Tav si farà, indietro non si torna» ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini al termine del corteo no-Tav in Valsusa più disilluso, verso la politica, degli ultimi anni. Questa volta gli esponenti locali del Movimento 5 Stelle sono rimasti a casa. Il più critico – a livello «personale» – verso Beppe Grillo è stato Alberto Perino, storico leader No-Tav.
La manifestazione del movimento No-Tav era arrivata nella zona rossa del cantiere: un gruppo ha divelto un cancello di protezione e un altro, attraversando i boschi, ha provato ad arrivare dall’alto. Lacrimogeni e lancio di pietre: così è avvenuto il contatto tra le forze dell’ordine e i manifestanti. La questura ha riferito di 48 attivisti denunciati, molti dei quali vicini al centro sociale Askatasuna di Torino.
Per gli organizzatori, l’obiettivo di arrivare al cantiere è stato centrato: erano anni che un gruppo così corposo non arrivava in quella zona. Nelle stesse ore della manifestazione, il governo Conte ha inviato a Bruxelles la lettera con il sì al proseguimento dei lavori, siglata da un dirigente del Ministero dei Trasporti e dal timbro della segreteria di Palazzo Chigi.
Manca però la firma del ministro competente, Danilo Toninelli. Un atto simbolico che non ha conseguenze concrete. Dopo un lungo presidio, il corteo si era sciolto non arrivando alla seconda fila di protezione del cantiere. Da circa 30 anni, il movimento No-Tav osteggia questa opera pubblica, il cui primo progetto risale al 1991.
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