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Carabiniere ucciso, l’avvocato Usa Dershowitz sulla foto choc: le tre ipotesi per annullare il processo ai due americani

29 Luglio 2019 - 06:59 Redazione
Gabriel Christian Natale Hjorth bendato
Gabriel Christian Natale Hjorth bendato
Secondo il penalista, quella foto è la «prova senza ombra di dubbio che il ragazzo arrestato ha subito un trattamento illegale»

Ci sono almeno tre strade che possono seguire gli avvocati di Elder Finnegan Lee e Christian Gabriel Natale Hjorth per tentare di annullare il processo sull’omicidio del vice brigadiere Mario Cerciello Rega, dopo la diffusione della foto di Natale Hjorth bendato e ammanettato in caserma subito dopo l’arresto. Lo spiega l’avvocato Alan Dershowitz, professore emerito di legge all’Università di Harvard e tra i penalisti più famosi degli Stati Uniti, che in carriera ha contribuito ad assolvere anche l’ex giocatore di football e attore O.J. Simpson.

Dershowitz a La Stampa dice chiaramente che quella foto «prova senza ombra di dubbio che il ragazzo arrestato ha subito un trattamento illegale» e indica tre soluzioni: una diplomatica, una giuridica e una “europea”.

Dal punto di vista diplomatico, Dershowitz ricorda che non esiste un procedimenti di estradizione inversa: il reato è stato commesso in Italia e quindi è sotto la giurisdizione italiana. Ma potrebbe intervenire il governo Usa, che potrebbe: «presentare una protesta formale, e chiedere che il ragazzo venga mandato in America per il processo. Gli Usa lo hanno fatto in molti casi. In genere non è un mezzo adoperato con i paesi alleati come l’Italia, ma l’impatto mediatico della foto potrebbe spingerli ad agire». Certo, sempre che non sopraggiungano nuovi elementi: «Altre prova talmente schiaccianti, da rendere superfluo questo atto».

La seconda strada è quella giuridica, per la quale potrebbe essere sollevato il dubbio che «la confessione è avvenuta quando il soggetto era bendato o dopo». Una ricostruzione che però viene sostanzialmente smentita dal procuratore Salvi, che ha garantito la correttezza della procedura dell’interrogatorio dei due accusati, alla presenza dei loro avvocati e senza che fossero ammanettati o peggio ancora con la benda.

La terza ipotesi punta a un possibile ricorso alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo e alla Corte di giustizia europea: «Gli avvocati italiani dei due arrestati potrebbero subito rivolgersi a queste sedi, usando la foto come la prova di un trattamento che viola la legge, per bloccare o annullare il processo. I ricorsi in questi casi possono essere presentati prima, durante e dopo il procedimento, e quindi rappresentano una spada di Damocle che continuerà a pendere sulla testa delle autorità di Roma per anni».

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