Carabiniere ucciso: sul caso della foto di Hjorth bendato «agiremo con rigore e senza pregiudizi»
Una conferenza stampa con decine di testate accreditate quella che si è tenuta oggi, martedì 30 luglio, alla sede del comando provinciale dei carabinieri di Roma a San Lorenzo in Lucina in merito alle indagini sull’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega.
A raccontare quanto sarebbe accaduto la notte tra il 25 e il 26 luglio tra Trastevere e piazza Cavour è il generale Francesco Gargaro, a capo del comando provinciale dei Carabinieri della Capitale. Il procuratore capo facente funzioni di Roma, Michele Prestipino, interviene anche sulla vicenda della foto in cui uno dei due ragazzi fermati per l’omicidio di Cerciello Rega, l’italo-americano Gabriel Christian Natale Hjorth, compare bendato e ammanettato, nei minuti precedenti all’interrogatorio.
Gli interrogatori
Gli interrogatori «sono avvenuti nel rispetto della legge», dice Prestipino. Gli indagati «sono stati interrogati dai magistrati della Procura della Repubblica e sono stati condotti oltre dall’ufficio del pm, alla presenza dei difensori e sono stati anche registrati».
«Nella fase precedente degli interrogatori, uno degli indagati è stato ritratto seduto bendato. Questo fatto è stato oggetto di tempestiva segnalazione da parte della stessa Arma dei Carabinieri che ha definito tale fatto grave e inaccettabile», aggiunge Michele Prestipino. La procura, spiega, «ha già avviato le indagini necessarie per accertare quanto accaduto, per consentirne la qualificazione giuridica e definire le responsabilità. Accertamenti senza pregiudizio come già avvenuto in altre analoghe vicende e situazioni». E che avverranno, assicura il procuratore, «senza alcun pregiudizio e con il rigore già dimostrato da questa procura in altre analoghe vicende».
«Quando abbiamo interrogato gli indagati, erano in buona salute», spiega la procuratrice aggiunta Nunzia D’Elia, che insieme alla pm Maria Sabina Calabretta ha seguito di persona la prima fase delle indagini, nella notte successiva alla morte di Cerciello Rega, e ha portato avanti gli interrogatori.
«Abbiamo fornito loro avvocati d’ufficio e interpreti. Abbiamo consentito a Natale di avere un colloquio privato con l’avvocato: evidentemente il legale voleva verificare se il soggetto voleva rendere delle dichiarazioni». Non è stato un interrogatorio veloce, pieno di “non ricordo”, spiega D’Elia. «Hanno raccontato tante cose e hanno avuto l’opportunità di raccontare la loro versione dei fatti. Gli elementi raccolti ci hanno consentito di ricostruire la dinamica dei fatti». E la vicenda della foto, e della benda, «non è stato un bell’episodio», conclude D’Elia. «C’è una denuncia e un procedimento per capire cosa è successo«».
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