Una foresta millenaria trasformata in un’industria del carbone: Hambach, vergogna tedesca e d’Europa
Un bosco sta scomparendo per lasciare spazio alle escavatrici e alle miniere di lignite, un carbone fossile usato principalmente per la produzione di energia elettrica. Non si trova in Brasile, non è l’Amazzonia: è la foresta di Hambach, nell’ovest della Germania, nel cuore dell’Europa.
Il bosco millenario è minacciato da tempo dalle grandi aziende dell’elettricità: il piano del colosso europeo Rwe è abbatterne un milione e 600 mila metri quadri. Così, dal 2012, decine di attivisti sono passati all’occupazione della foresta: la strategia è quella di trasferirsi letteralmente a vivere in casette costruite sugli alberi.
Germania, trazione a carbone
Più di un terzo dell’elettricità tedesca si ottiene dalla combustione della lignite: la Germania è in assoluto il primo produttore totale: nel 2010 ne ha estratte 175,4 milioni di tonnellate: più del doppio della Russia, la quantità che estraggono, insieme, Stati Uniti, Turchia e Cina. Il bosco si trova su uno dei giacimenti di lignite più grandi d’Europa: da quando è cominciata l’estrazione nell’area, nel 1978, gli alberi sono stati abbattuti per permettere l’accesso alle escavatrici di lavorare: oggi resta in piedi solo il 10% della foresta originaria.
Da foresta a bosco
L’antico cuore verde d’Europa si è ristretto di circa 20 volte in soli 40 anni. Declassata da foresta a bosco, al suo interno nasconde un buco enorme: è la miniera di carbone della Rwe che la compagnia vorrebbe espandere. Il governo della Renania ha dato i permessi per procedere all’abbattimento di un milione e 600 mila metri quadri. Dal 1980 a oggi, sono già scomparsi antichi villaggi di mattoni e 4 mila ettari di altissimi alberi.
Un’estate di manifestazioni
Le proteste degli attivisti che chiedono al governo di porre la parola “fine” all’abbattimento della foresta sono andate avanti anche d’estate. La polizia ha smesso di sgomberare gli attivisti e di distruggere le loro casette di legno, ma la tensione resta alta: quasi ogni giorno i sostenitori della campagna visitano le persone che hanno scelto di vivere nella foresta per fermarne la distruzione.
Stop momentaneo
Le manifestazioni sono riuscite a catturare l’attenzione di associazioni internazionali per la tutela ambientale. Con la pressione dell’ong “Amici della Terra”, il tribunale di Muenster ha sospeso l’abbattimento degli alberi: prima di ottobre 2020, la Rwe non potrà proseguire i lavori di espansione della miniera. D’altro canto, la compagnia energetica tedesca ha portato davanti ai giudici una tesi secondo cui l’attività estrattiva deve crescere per sopperire al fabbisogno delle centrali elettriche nella regione industriale della Nord Reno-Westfalia. Il giudizio è rimandato all’autunno del prossimo anno.
Le casette sugli alberi
Le casette di legno sono più di 60, unite tra loro da passerelle sospese: gli agglomerati di queste abitazioni formano villaggi a cui gli attivisti hanno dato dei nomi di fantasia, Oaktown, Lorien, Gallien. La casetta più alta si trova a circa 25 metri dal suolo, quanto un palazzo di otto piani: più sono in alto, più è difficile per la polizia sgomberare gli “alberi occupati”.
La lotta con le forze dell’ordine
A più riprese, militari, poliziotti, un dispiegamento di elicotteri e bulldozer, hanno provato a cacciare la popolazione che si è insediata nella foresta di Hambach per proteggerla. «Hambi Bleibt», Hambi resta, è il grido che accompagna manifestazioni e azioni di resistenza: lo scorso ottobre, 50 mila tedeschi si sono radunati nel polmone verde che sorge da millenni tra Colonia e Aquisgrana.
Un paradiso per la biodiversità
Ed è strano che sia proprio uno dei Paesi più ricettivi alla spinta ambientalista dei nostri giorni, tanto per il successo dei Verdi alle Europee quanto per la diffusione del movimento Fridays for Future, a non riuscire a debellare la minaccia dell’industria legata al carbone. Tra gli alberi di Hambach, bosco di circa 12 mila anni e luogo di antiche leggende teutoniche, vivono 142 specie vegetali e animali, tra cui il raro pipistrello di Bechstein.
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