Questa immagine è in bianco e nero: ecco perché la vedete a colori (e cosa c’entra con la disinformazione)
L’immagine presentata dall’artista digitale Øyvind Kolås dimostra che per ingannare il nostro cervello e fargli vedere a colori una foto in bianco e nero basta sovrapporre una retina colorata all’immagine. Per spegnere questa illusione ottica basta zoommare.
Non si tratta di un fenomeno sconosciuto agli addetti ai lavori. Eppure l’immagine di Kolås è subito diventata virale in rete, assieme ad altre “colorate” alla stessa maniera.
Lo stesso effetto è ripetibile nei video, anche se forse la resa è meno evidente, come è possibile constatare in una clip appositamente modificata dall’artista e caricata poi su YouTube.
Altri inganni della mente
Sono tanti i modi in cui è possibile ingannare la nostra mente, anche senza apportare modifiche alla foto: pensiamo, ad esempio, alla “pareidolia”.
Recentemente avevamo affrontato questo fenomeno insieme al segretario del Cicap Massimo Polidoro, parlando dei falsi miti su Leonardo e sulle sue opere.
La pareidolia si verifica quando vediamo delle forme casuali e il nostro cervello le reinterpreta facendoci vedere qualcosa di “sensato”. Lo facciamo anche quando giochiamo a vedere forme di senso compiuto nelle nuvole.
Un esempio storico interessante potrebbe essere quello del volto che compare in una foto d’epoca. In realtà quel che vediamo è un bimbo seduto accanto al padre vicino a della vegetazione.
Curiosamente i filtri fotografici stavolta tornano utili proprio per spegnere questa illusione. Altre volte un muro vicino a un panorama montuoso può trasformarsi sotto i nostri occhi in un lago.
Inganni della mente nella disinformazione
Tra i primi a studiare gli inganni della mente troviamo gli psicologi della Scuola della Gestalt, che in parte ispirarono grandi artisti come Escher.
Il principio che unisce le reti colorate di Kolås agli edifici impossibili di Escher è anche il motto della Gestalt: «l’insieme è più della somma delle parti». Prendiamo un insieme di elementi e lo elaboriamo dandogli un senso.
Si tratta di un meccanismo necessario che l’evoluzione ci ha dato per orientarci nel mondo reale, ma che ogni tanto può “depistarci”, perché non tutto quel che percepiamo è fatto appositamente per essere compreso.
Analogamente possiamo vedere meccanismi del genere coinvolti nella produzione di fake news o nella misinformazione (diffusione involontaria di notizie false), quando semplifichiamo eccessivamente dei fenomeni complessi, illudendoci di avere la padronanza dell’argomento.
Così se da una parte le immagini possono ingannarci perché l’insieme è più della somma delle parti, dall’altra con l’effetto Dunning-Kruger ci illudiamo che certi argomenti complessi siano alla nostra portata, producendo visioni distorte, come quando pensiamo che sulla Luna le ombre degli astronauti non sarebbero come dovrebbero essere, o crediamo di poter pubblicizzare delle diete senza essere medici.
Credit foto di copertina: Øyvind Kolås
Sullo stesso tema:
- Quel che sappiamo della foto di Hjorth bendato e ammanettato: i tre militari con lui e i sospetti su chi sia stato
- FaceApp, l’epidemia colpisce anche politici, cantanti e direttori di telegiornali
- Cosa ci insegna la foto fake dei deputati che banchettano su un gommone della Sea Watch
- La foto del coniglio intero con la coda lunga: avete visto un gatto?
- La foto di Greta Thunberg in treno e il complotto della plastica riciclabile