Meloni: «Mi diceva porterò via tua figlia». Così lo stalker la minacciava sui social
L’incubo è iniziato a giugno, quando sul profilo Facebook della leader di Fratelli d’Italia iniziano a circolare minacce rivolte alla figlia. Ora lo stalker di Giorgia Meloni si trova agli arresti domiciliari dopo essere stato arrestato il 31 luglio dalla Digos di Roma.
L’uomo era stato fermato nella provincia di Caserta. Nei giorni scorsi era stato fermato in altre due occasioni dalle pattuglie del Compartimento di Polizia Ferroviaria alla stazione Termini di Roma, mentre era alla ricerca dell’abitazione romana della presidente di Fratelli d’Italia.
«Ho scoperto che l’ossessione non era su di me, ma su mia figlia», racconta Giorgia Meloni al Corriere della Sera. «Sono una persona che tende sempre a minimizzare i rischi connessi al lavoro che faccio. Sono sempre stata un po’ spavalda, tant’è vero che c’è un’antica querelle tra me e Guido Crosetto (coordinatore nazionale di FDI, ndr). Lui sostiene che dovrei avere la scorta come tutti i leader di un partito e io gli spiego che non la chiederò mai perché sono molto gelosa della mia libertà».
L’ossessione per la figlia
I commenti maniacali sul profilo social della politica hanno insospettito gli inquirenti: «Questa persona su Facebook ripeteva in maniera ossessiva tutti i giorni: Ginevra è mia figlia, tu me l’hai strappata , sto venendo a Roma per vederla», dice Meloni che confessa come la vicenda stesse «assumendo contorni molto preoccupanti. Io sono un personaggio pubblico, ma la bambina deve essere tutelata».
L’arresto
Giorgia Meloni non ha idea di chi sia l’uomo che la perseguitava: «Mai conosciuto e mai sentito nominare. So che era stato fermato a Roma. Quindi era venuto qui a cercare Ginevra! Il questore gli ha fatto il foglio di via obbligatorio per non farlo tornare più a Roma e ieri è stato arrestato per condotte reiterate, moleste e minacciose».
Le paure tra i familiari
«Avevo allertato tutte le persone che passano la giornata con Ginevra, a cominciare dalla tata, mostrando la foto del profilo di questa persona su Facebook e dicendo: se si avvicina, nel dubbio grida».
Ma ieri, finalmente, l’incubo è finito: «Sono veramente molto contenta di questa legge che abbiamo fatto. Sta dimostrando di funzionare. L’importante è denunciare. Mai sottovalutare».
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