Dopo il video del figlio di Salvini, il giornalista svela le minacce degli agenti: «Ora sappiamo dove abiti»
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La vicenda di Valerio Lo Muzio, il giornalista videomaker di Repubblica, comincia martedì 30 luglio quando con la sua telecamera riprende il figlio del vicepremier Matteo Salvini – a Milano Marittima per la festa della Lega – a bordo di una moto d’acqua della polizia di Stato, guidata da un’agente in divisa.
La dinamica
Sono immagini acquisite con difficoltà, come racconta lo stesso Lo Muzio su Repubblica: «Mi si avvicinano di nuovo i due uomini a torso nudo e si mettono di fronte a me per coprirmi la visuale. Cominciano a parlarmi con spiccato accento romano, probabilmente per distrarmi dalla scena alle loro spalle. Guardo dietro di loro e vedo il figlio minorenne di Salvini che prima indossa il casco e il giubbotto di salvataggio e poi sale a bordo della moto d’acqua sulla quale lo aspetta un poliziotto. Premo rec e inizio a registrare, i due uomini cambiano di nuovo atteggiamento: “Non lo riprendere adesso che sta in acqua” dice il primo. Il secondo gli dà manforte: “Lo stai riprendendo uguale, mi stai a pijà per culo. O l’abbassi o te la levamo” e mi mette la mano sulla telecamera. I loro toni si scaldano: “Non puoi riprendere, te lo abbiamo detto tre volte”».
La minaccia
Quando Lo Muzio spiega ai due uomini che gli stanno davanti di avere tutto il diritto di continuare a fare quelle riprese – trattandosi di una circostanza di interesse pubblico e trovandosi in un luogo pubblico – gli viene intimato di spegnere la telecamera e di favorire i documenti: «Siamo della polizia».
I due uomini, racconta Lo Muzio, «si accertano che la telecamera sia spenta e dopo aver fotografato il mio tesserino dell’ordine dei giornalisti e la mia carta di identità mi dicono: “Bene, ora sappiamo dove abiti”».
Non sono i soli a ostacolare le riprese del videomaker. Nei paraggi, scrive Lo Muzio, ci sono «altri due uomini a petto nudo che si piazzano davanti all’obbiettivo o mettono le mani sulla telecamera: “Le sto facendo questa richiesta: non filmi la moto della polizia”», dicono.
La conferenza stampa
Alla conferenza stampa del primo agosto organizzata dal ministro Salvini – in primo luogo per replicare al guardasigilli Bonafede a proposito della riforma sulla Giustizia – Lo Muzio si è presentato puntuale per chiedere spiegazioni rispetto a quanto accaduto due giorni prima.
«Purtroppo – racconta il giornalista – appena ho provato a fare le domande, Salvini ha alzato la voce, interrompendomi e urlando più volte: “Vada in spiaggia a riprendere i bambini, visto che le piacciono tanto”. Allusioni infamanti e provocatorie».
L’appello
Sotto l’hashtag #ministroSalvinisiscusi, il giornalista e videomaker Valerio Lo Muzio ha condiviso il suo appello in cui chiede chiarimenti e spiegazioni sulle circostanze che lo hanno interessato.
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