Alan Kurdi, altro salvataggio a sud di Lampedusa: a bordo ora ci sono 123 persone
Il bimbo di tre anni ferito è ancora in mare. La nave su cui è bordo, la Alan Kurdi (che porta il nome di un altro bambino) non ha ancora trovato un porto dove sbarcare. Lui, insieme ad altre 39 persone, è stato soccorso dalla Ong tedesca Sea Eye al largo della Libia.
Ma nella notte tra il primo e il 2 agosto, mentre l’Alan Kurdi attende ancora la segnalazione di un porto sicuro, l’ong Open Arms si è adoperata in un’altra operazione di salvataggio.
«Altre 68 persone con segni evidenti delle torture subite in Libia. Due bimbi, due donne in stato di gravidanza, una di 9 mesi con contrazioni», scrive l’ong. Ora a bordo ci sono, dopo il salvataggio della notte, 123 persone.
Rescatadas en plena noche 68 personas con signos inequívocos de la violencia sufrida en Libia, 2 niños, 2 mujeres embarazadas, una de ellas de 9 meses con contracciones.
— Oscar Camps (@campsoscar) August 2, 2019
El #OpenArms con 123 personas a bordo en busca de un puerto seguro para desembarcarlas pic.twitter.com/PwMAzCc7VE
Il porto sicuro più vicino dove far sbarcare i migranti sarebbe stato quello di Lampedusa, ma la guardia di Finanza ha consegnato al comandante il decreto di divieto di ingresso nel mare nazionale firmato da Matteo Salvini, Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli.
Salvini: «La Germania ci ricatta»
«Dal governo tedesco sono arrivati segnali pessimi. Ci hanno girato una mail dove praticamente c’è un ricatto da parte della Germania che si era impegnata a prendere 30 immigrati della Gregoretti: dicono che li prendono se facciamo sbarcare i 40 della Alan Kurdi», ha detto Salvini a SkyTg24.
«Se entrano nelle acque italiane e c’è il divieto e sono avvertiti prendiamo possesso di quella imbarcazione. Cosa è rubamazzo? Basta, mi sono rotto le palle», avverte Salvini.
Il rifiuto della Alan Kurdi
Alla Alan Kurdi era stato assegnato come porto dove far sbarcare i migranti: Tripoli. La Ong si è rifiutata: «Noi obbediremo al diritto internazionale e non riporteremo nessuno in un Paese in guerra. La Libia non è un porto sicuro». Il ministro dell’Interno sin da subito ha annunciato il divieto di sbarco: «Vadano in Tunisia», aveva detto Salvini.
Nonostante questo, la Alan Kurdi ha continuato a navigare vero la Sicilia: «Stiamo andando a Lampedusa e spero che troveremo un porto sicuro che non può essere in Libia. Le persone soccorse ci hanno detto che prima di tornare in Libia preferirebbero affogare in mare. Non lasceremo che ciò accada», aveva spiegato la capo missione Barbara Held.
A bordo un bimbo con ferita da arma da fuoco
Oltre al bimbo di tre anni che ha una ferita di 10 centimetri sulla spalla causata da un’arma da fuoco, a bordo della Alan Kurdi ci sono anche altri due minori e due donne, di cui una incinta
La Ong, infine, si è appellata all’Europa affinché si trovi il prima possibile una soluzione, esattamente come avvenuto con la Gregoretti per la quale cinque Paesi europei, oltre alla Cei, si sono fatti carico di 115 migranti.
Intanto una nuova nave è nel Mediterraneo, in cerca di un porto sicuro: la spagnola Open Arms che ha preso a bordo 52 persone, tra cui 16 donne e 2 bimbi. Salvini, Toninelli e Trenta hanno già firmato il divieto di sbarco.
E le notizie che arrivano dalla Libia non sono confortanti: chiusi tre centri di detenzione per migranti a Tajoura, Misurata e al Kohms. Sono state già avviate le procedure di espulsione dei detenuti che potrebbero tentare la traversata in mare.
Fonte video: Sea Eye | Twitter
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