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Corinaldo, come viveva la banda dello spray che guadagnava 15mila al mese. Colpita anche Disneyland

03 Agosto 2019 - 17:20 Redazione
I ragazzi sono accusati anche di circa 60 furti in diversi locali e stazioni di servizio lungo le autostrade

Continuano a emergere nuovi dettagli sulla banda accusata della strage della discoteca di Corinaldo, dove l’8 dicembre scorso morirono sei persone durante un concerto di Sfera Ebbasta. Oggi i carabinieri del reparto operativo di Ancona hanno eseguito sette ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di ragazzi specializzati in furti di oggetti nelle discoteche. Grazie alle rapine compiute con lo spray al peperoncino la banda di giovanissimi riusciva a mettersi in tasca circa 15mila euro al mese. È quanto hanno accertato gli investigatori che stanno ora indagando su tutta un’altra serie di episodi analoghi avvenuti in 60 locali del centronord e anche all’estero: uno dei colpi è infatti stato realizzato a «Chessy, presso il parco divertimenti Disneyland». In tutti e 60 i casi è stata accertata la presenza dei giovani.

Come agiva la banda

La banda non agiva però solo nei locali: in occasione dei viaggi per raggiungere le discoteche o per tornare a casa dopo aver colpito, spiegano ancora gli investigatori, i ragazzi avrebbero commesso dei furti nelle aree di servizio lungo le autostrade. Non solo: in alcune occasioni non avrebbero pagato i ristoranti dove cenavano, l’autonoleggio o i taxi utilizzati per raggiungere i locali. Consegnavano la refurtiva a un compro-oro di Castelfranco Emilia, che garantiva l’immediato acquisto. La banda riusciva ad assicurasi un guadagno di circa 15 mila euro al mese, che venivano divisi in parti uguali.

I colpi al nord

Al momento sono stati accertati 11 colpi messi a segno, mentre sugli altri sono ancora in corso le verifiche: un furto commesso nella notte tra il 9 e 10 marzo 2019 alla discoteca «Dorian Grey» di Verona; un furto il 30 marzo 2019 all’interno dell’area di servizio «Esino Ovest» di Chiaravalle (autostrada A/14); due commessi tra il 30 e 31 marzo 2019 nella discoteca «Mia Clubbing» di Porto Recanati (MC); 5 avvenuti nella notte tra il 4 e 5 maggio 2019 nella discoteca «Made Club» di Como e «K-Klass» di Tavernerio, in provincia di Como (la refurtiva in questo caso veniva però recuperata dai Carabinieri durante un controllo alla circolazione stradale dopo essere stata lanciata dall’auto in movimento); due furti commessi nel tardo pomeriggio del 2 giugno 2019 presso la discoteca «Parco Europa» di Padova.

Per i fatti di Corinaldo, gli arrestati, tra i 19 e i 22 anni, devono rispondere dell’accusa di omicidio preterintenzionale, lesioni personali e singoli episodi di rapine e furti con strappo. I familiari degli indagati si sono detti «sconvolti» delle accuse indirizzate ai propri figli. «Vengono da un contesto familiare normalissimo», ha spiegato all’Ansa Gianluca Scalera, il legale di tre dei giovani. Lunedì è stato fissato l’interrogatorio di uno dei giovani difesi da Gianluca Scalera, detenuto a Genova. Martedì gli interrogatori per i ragazzi detenuti a Modena e per l’indagato che si trova recluso a Ravenna.

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