Corinaldo, dopo la strage la banda dello spray se la rideva: «Che spettacolo… ciao assassino di me***»
Sono sei i ragazzi, tutti provenienti dal modenese, arrestati nel corso dell’indagine sulla morte di 6 persone l’8 dicembre scorso, durante il concerto di Sfera Ebbasta a Cornialdo, in provincia di Ancona. Si tratta di Ugo Di Puorto, 19 anni di San Prospero, Andrea Cavallari, 20 anni di Bomporto, il cui patrigno ha affermato «Lo abbiamo cacciato. Non ne potevamo più, era arrivato a rubarci l’oro in casa». Poi c’è Moez Akari, 22 anni residente a Castelnuovo Ranone, Raffaele Mormone, 19 anni di San Cesario sul Panaro, Badr Amouiyah, 19 anni residente a San Prospero e Sohuibab Haddada, 21 anni residente a di Bomporto. Agli arresti, accusato di associazione anche Andrea Balugani, 65 anni di Castelfranco Emilia. Ma non Eros Amoruso, un altro membro della gang morto il 25 aprile in un incidente stradale. «È andata così» aveva affermato il giovane, «in questi giochini sono morte sei persone. La gente che urlava, la gente che iniziava a cadere, io ho saltato tre perso- ne… Ho passato certe cose». Due di loro, Moez Akari e Andrea Cavallari, erano già stati arrestati in Francia lo scorso 6 luglio dopo il furto di alcune collane a Disneyland. Da quanto comunicato dal gip di Ancona, Akari e Cavallari erano con 2 ragazze: i 4 sono stati bloccati e, dopo esser stati processati davanti al giudice di Chessy con il rito direttissimo, sono stati rilasciati. Il 9 luglio «sono rientrati in Italia ed hanno ripreso la loro attività illecita». Nei furti organizzati delle discoteche, li accompagnava un cinquantenne. Quando l’uomo ha iniziato però a rifiutarsi di fare da tassista ai ragazzini, questi l’hanno picchiato con sprenanghe e bastoni. La procedura nei club era sempre la stessa: una volta dentro, due ragazzi distraevano la vittima ballando, spingendo o cercando di fare foto e video con il telefono, mentre il terzo rubava gli oggetti di valore.
L’ordinanza del gip: «Rischio reiterazione del reato»
Il gip ha scritto nell’ordinanza di custodia cautelare che «i dati, inquietanti, emersi nel ricostruire il quadro indiziario… dimostrano chiaramente che…vi è non tanto il pericolo quanto la certezza che, se non fermati» i sei giovani «continueranno, imperterriti, a derubare gli avventori delle discoteche di tutta Europa». «Il fatto che, non paghi di quanto accaduto a Corinaldo, gli esecutori materiali dei furti insistano ad utilizzare anche lo spray urticante (o, come si dirà, altre forme di violenza) – prosegue il giudice – rende altresì non remota la possibilità di ulteriori atti lesivi ai danni dei clienti dei locali depredati». A conferma di ciò, il gip elenca i colpi realizzati dalla banda, divisa in «squadre», in meno di un mese: 18 in tutto, dalla notte del 21/22 giugno a quella del 20 luglio.
Il «colpo» a Corinaldo
È tramite il «colpo» a Corinaldo che la polizia è riuscita a risalire alle attività illecite della banda. Secondo le ricostruzioni di Repubblica, i ragazzi avevano pianificato la missione alla Lanterna Azzurra da tempo. Dopo essere venuto a sapere tramite i social network del concerto di Sfera Ebbasta, uno dei membri della gang aveva chiamato gli organizzatori per chiedere informazioni sull’evento. Poi avevano deciso di andarci tutti, in sette, e di rubare tutto ciò che potevano: bracciali, collanine, orologi. Sono arrivati alle 23.50 e si sono divisi un due gruppi, commettendo cinque furti nel giro di 20 minuti. Quando una delle vittime ha identificato l’autore dello scippo, i ragazzi, come di consueto, hanno utilizzato lo spray al peperoncino per poter scappare senza essere rincorsi. Ma Di Puorto nella fretta commette un errore: fa cadere la bomboletta, oggetto che permetterà di risalire al suo DNA. «Mentre tiravo un ragazzo per il braccio per aiutarlo, ho sentito che qualcuno mi stava tirando via la collanina d’oro. Mi sono girato ma non sono riuscito a vedere chi era stato…» Il gruppo di ragazzi ha effetuato l’ultimo colpo mentre le persone stavano già morendo, e l’ha fatto a danno di uno dei soccorritori. Dalle indagini emergono però anche dettagli ancora più inquietanti: i membri della gang, nei mesi dopo il delitto, avrebbero ricordato con soddisfazione e talvolta anche con ironia i fatti della Lanterna Azzurra. Il 2 giugno, dopo l’ennesima rapina, due membri della gang si sono trovavano in un macchina, e hanno «sorriso» ricordando la serata esclamando «che spettacolo!» rievocando il furto delle collanine. Nei mesi successivi alla morte degli spettatori del concerto di Sfera Ebbasta, i sette ragazzi si salutavano con dei «Uè assassino», «Ciao assassino di merda». I morti sono per loro un incidente di percorso, «quello che è successo non se lo ricorda più nessuno», ha affermato uno di loro.
Le intercettazioni
Della stessa idea anche il procuratore Monica Garulli, che ha descritto la personalità dei giovani presunti responsabili della tragedia: a essere «indicativo dell’indole criminale» dei sei arrestati, afferma, sarebbe l’aver continuato ad agire come se l’8 dicembre nella discoteca Lanterna azzurra di Corinaldo non ci fossero stati dei morti e decine di feriti. A dimostrazione delle parole del procuratore ci sarebbero alcune intercettazioni diffuse da Repubblica. Nei giorni successivi alla notte del concerto, gli arrestati parlano di quanto accaduto: «Siamo andati a una festa fra e son morte 6 persone […] E noi potevamo restare lì, o io o (…) o (…) […] Vecchio, spray, iniziava a tossire fra, la gente che urlava, la gente che iniziava a cadere, io ho saltato tre persone fra, ho passato certe cose fra…». Eppure continuano a mettere a segno i loro colpi, nonostante abbiano vissuto la tragedia: «Eh… era quel periodo lì … queste le usavamo sempre. Era il periodo che…Gaaasss…Era il periodo che…gas, gas, gas… andavamo avanti a sgasare. Io le facevo… per riuscire anche a non pagare fra, lo usavamo anche per non pagare. Mamma mia fra ci aveva preso la mano!”…ti ricordi a Firenze, in Toscana, entravi..eri il maestro dello spray».
A colpire è anche la loro consapevolezza di quanto compiuto: «In mezzo alla pista io correvo e scappavo», dicono. E ancora: «Siamo andati alla festa e sono morti in sei … se ci pensi fa male». Garulli ha sottolineato che, proprio per la necessità di «scongiurare» altre tragedie come quelle di Corinaldo, «si è reso necessario un arresto tempestivo». Da quanto ricostruito dagli inquirenti, i sei con una cadenza «quasi settimanale» compivano i furti e le rapine. «Agivano con una certa stabilità e continuità – ha spiegato Garulli – Non c’era un capo e i ruoli erano sostanzialmente intercambiabili». Dalle indagini è emerso inoltre che la banda si metteva in contatto con il ricettatore anche prima di entrare in azione, in modo da avere «la garanzia di monetizzare subito il provento di queste attività».
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