Armi facili e scarso accesso a cure mentali: perché in America avvengono ancora le stragi
Le ultime sparatorie avvenute negli Stati Uniti a Dayton nel Ohio e a El Paso, nel Texas, fanno parte purtroppo di una lunga serie. E il lavoro di chi studia questi fenomeni è spesso ostacolato dal dibattito politico.
In America la questione si focalizza tra sostenitori delle lobby delle armi – in nome del diritto costituzionale – e chi invece lamenta il modo, considerato troppo facile, con cui chiunque può avere accesso a un’arma.
Anche in questo contesto possono circolare fake news, come quella che vorrebbe dare la colpa ai videogame violenti, per non parlare di chi ci vede ogni volta il terrorismo islamico, o un complotto governativo che coinvolgerebbe poteri oscuri, allo scopo di destabilizzare il Paese.
Lo studio su 150 comunità
Eppure è nota una ricerca che compara diverse comunità dove sono avvenute stragi a opera di singoli o improvvisati killer. Uno studio che va a individuare i punti in comune. Nessuno riguarda i videogame. Né sussistono sufficienti prove per parlare di false flag, ovvero degli attentati combinati dagli stessi governi.
Si tratta dello studio pubblicato nel 2018 dalla rivista dell’American College of Surgeons, che stabilisce delle correlazioni piuttosto interessanti, soprattutto con la presenza di leggi troppo permissive sulle armi e il difficile accesso ad assistenza psicologica e cure psichiatriche.
Se da un lato questa piaga viene facilmente strumentalizzata politicamente, dall’altro appare evidente che a commettere stragi sono soggetti disturbati. Nel calderone troviamo persino alcuni Incel (celibi involontari) che hanno sfogato la loro frustrazione per l’incapacità di stabilire dei rapporti amorosi, commettendo delle stragi poco prima di suicidarsi.
I quattro fattori delle sparatorie di massa
Il team ha svolto la ricerca sulla base di dati raccolti tra il 2005 e il 2018 da una vasta gamma di fonti, «tra cui l’FBI, il censimento degli Stati Uniti, i Centri per il controllo delle malattie, le Leggi statali sulle armi». Il campione riguarda 155 sparatorie.
Per ognuna di queste – al netto di quelle commesse per chiare ragioni terroristiche o malavitose – sono stati esaminati 180 fattori sociali nelle comunità in cui sono avvenute.
Si è accertato così che effettivamente si tratta di ambienti con scarso accesso ai «professionisti della salute mentale», con maggiore incidenza nelle comunità urbane.
Anche una scarsa quantità di interazioni sociali è stata individuata come fattore di rischio. Infine, la disuguaglianza economica si è rilevata correlata ad una maggiore probabilità di episodi stragisti.
Di tutti il fattore più facile da individuare è stato senz’altro il già citato facile accesso alle armi. Quante altre stragi dovranno avvenire perché i rappresentanti al Congresso di Washington decidano di fare qualcosa?
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