Delitto Cerciello, le telecamere di Trastevere e le incongruenze lì dove tutto è cominciato – Il video
A Trastevere lo conoscono tutti, Tamer. È il posteggiatore abusivo di piazza Mastai, nel famoso rione romano. Lì dove cominciano gli eventi che, nella notte tra il 25 e il 26 luglio scorso, portano alla morte – con 11 coltellate – del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Un omicidio la cui dinamica resta ancora piena di misteri.
Tamer ha già parlato con tanti giornalisti ed è uno dei testimoni le cui parole sono state messe a verbale dagli inquirenti fin dalle prime ore di indagine. È qui da 20 anni, racconta. Dorme dove può, non chiede soldi a chi parcheggia, ma è con le monete che gli vengono date dagli automobilisti che campa. «Questa non è infamità, questa è verità», ripete a tutti i giornalisti per spiegare il perché della sua testimonianza.
Le telecamere di piazza Mastai
Piazza Mastai è un microcosmo cui fa da cornice l’agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato, pieno di umanità ciondolante e con birra in mano fin dalle prime ore del mattino.
Tamer racconta che quella sera Sergio Brugiatelli e i due americani accusati del delitto – Finnegan Lee Elder, accusato di omicidio, e Christian Gabriel Natale Hjorth, accusato di concorso in omicidio – arrivano in piazza Mastai visibilmente alterati. Droga e alcol, secondo lui. Al momento, Brugiatelli continua a non risultare indagato.
Si avvicinano a una panchina dove dorme un senzatetto: è la famosa scena ripresa dalla telecamera di sorveglianza della scuola di Suore Agostiniane. Ci sono Brugiatelli, bicicletta alla mano e zaino in spalla, e i due americani. Cosa volevano? «Hanno chiesto a quel senzatetto di lasciare loro la panchina. Lui ha risposto di andare altrove, ce ne sono tante sulla piazza», dice Tamer.
Poi si allontanano, e secondo le ricostruzioni e quanto testimonia a Open l’avvocato di Brugiatelli, Andrea Volpini, è dall’altra parte di viale Trastevere, verso via Cardinale Merry Del Val, che i tre vengono raggiunti da dei Carabinieri che si qualificano come tali. Si tratterebbe di militari non in servizio, che quella sera avevano notato movimenti sospetti.
Brugiatelli si allontana. E così fanno Gabriel e Finnegan, tornando verso piazza Mastai e in direzione via della Luce, proprio accanto alla piazza. Secondo Tamer, Brugiatelli se ne va con il suo zaino. Ma sono gli americani ad andare via con il famoso borsello nero.
Potrebbe trattarsi allora di un momento precedente. Secondo l’avvocato di Brugiatelli, il suo assistito aveva lasciato lo zaino a piazza Mastai, all’amico Medi, un’altra persona presente in quel momento sulla scena e che ora si trova nel centro di accoglienza di Ponte Galeria perché albanese con problemi di soggiorno. Di Medi tutti, qui, raccontano che è spesso fuori di testa, e che «parla anche con gli alberi».
I due americani, tornando verso piazza Mastai nella fuga, avrebbero preso lo zaino lasciato vicino a Medi e proseguito la corsa verso via della Luce. È una delle telecamere del ministero, all’inizio di via della Luce, a riprendere la corsa dei due ragazzi. Uno di loro ha in mano qualcosa di nero, che potrebbe corrispondere appunto allo zaino di Sergio Brugiatelli.
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