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È morto Alberto Sironi, il regista di Montalbano: fu lui a scegliere Luca Zingaretti

05 Agosto 2019 - 14:39 Redazione
Formato al Piccolo Teatro di Giorgio Strehler e Paolo Grassi, ha passato gli ultimi 20 anni a dirigere la serie sul Commissario Montalbano

A due settimane dalla morte di Andrea Camilleri, il «papà» del Commissario Montalbano, è morto a settantanove anni il regista Alberto Sironi, a cui si deve la scelta di Luca Zingaretti come attore protagonista.

Dal teatro alla televisione

Nato a Busto Arsizio, aveva passato gli ultimi 20 anni della sua vita a mettere in scena la serie ispirata ai romanzi di Andrea Camilleri. Formato al Piccolo Teatro di Giorgio Strehler e Paolo Grassi, ha esordito nello stesso teatro prima di iniziare una lunga collaborazione con la Rai.

Sironi ha cominciato nel 1978 a dedicarsi ai polizieschi, scrivendo la sceneggiatura di Centodelitti, di Giorgio Scerbanenco, padre del noir italiano.

Poi ha scritto il soggetto di Eurocops, nota anche come «Poliziotti d’Europa», una collaborazione tra varie televisioni europee, della quale ha diretto tre episodi tra l’87 e il 90.

Nel ’95 ha deviato dalle detective stories e diretto la fiction «Il grande Fausto» sul ciclista Coppi. Alla fine degli anni Novanta, Sironi ha ricevuto l’incarico di dirigere la serie sul Commissario Montalbano di Camilleri.

La scelta di Luca Zingaretti

Dobbiamo a Sironi la scelta di Luca Zingaretti come protagonista. L’attore fu selezionato tra tre candidati: «Uno non poteva venire perché aveva litigato con la moglie e aveva un occhio nero», ricordava il regista in un’ intervista a Repubblica, «l’altro non ha fatto un ottimo provino, Luca invece è stato bravissimo. La scelta di mettere un poliziotto simpatico è ispirata dal poliziesco americano perché per noi, fino agli anni Ottanta, la polizia era quella fascista con il manganello in mano. Io mi sono concentrato sulla figura privata del commissario».

Le proteste di Camilleri

Camilleri all’inizio non aveva apprezzato la scelta: pare che si fosse immaginato un’uomo più corpulento, moro e mediterraneo, lento nei movimenti. «Io ho scritto un’altra cosa!» aveva protestato l’autore. Ma dopo la prima puntata pare si fosse già convinto, di Zingaretti e degli attori non protagonisti.

Innamorato della Sicilia, il regista lombardo aveva confessato: «Sono legato alle mie origini ma qui mi sento a casa, tra la gente per strada o nelle trattorie, quando incontro i contadini e le maestranze locali. I siciliani mi hanno “pesato”, hanno capito che non sono un quaquaraquà e adesso sono diventati miei fratelli».

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