Il make up delle big di Serie A: cosa manca e chi rischia di più negli ultimi giorni di mercato. L’analisi
Juve e Inter regine del mercato, Roma giovane e italiana, Napoli a metà tra l’ottimo precampionato e il rischio di non fare un passo in avanti. E poi il Milan di Giampaolo, con la sua voglia di calcio. A una ventina di giorni dalla chiusura della famosa porta, e con la consapevolezza che le corse degli ultimi giorni sono spesso snervanti maratone di fragili colpi esplosi a salve, ecco il borsino delle cinque big di Serie A. Alle quali va aggiunta l’Atalanta di Gasperini, con Skrtel e Muriel facce nuove di un pentagramma che suona le dolci melodie della provincia in trincea; con graditissimo sottofondo Champions.
Juve o.k., ma chi parte?
I campioni d’Italia hanno condotto un mercato a due tempi. Prima la politica dei costo zero (Ramsey, Rabiot, lo stesso Buffon), poi l’apertura dei cordoni e l’investimento De Ligt. Con Ronaldo a fare da capopopolo, il ruolo di favorita è di default, ma il mercato è ancora incompleto. Le uscite stanno diventando un problema serio. Dal centrocampo (Khedira e Matuidi) all’attacco, dove l’unico a partire per ora è stato Kean, il più giovane. La situazione, tra Higuain, Mandzukic e Dybala, è più ingarbugliata del previsto. Qualcuno rischia di restare sullo stomaco. E fuori dalle idee di Sarri.
Inter, l’ultimo sforzo
Antonio Conte, a giusta ragione, aveva lanciato l’allarme offensivo dopo essersi ritrovato con Perisic ed Esposito unici attaccanti in organico nella tournèe asiatica. Le sirene spiegate hanno attivato Marotta, l’uomo che sta facendo la differenza rispetto a un passato nerazzurro farcito di errori. L’Inter ha il miglior portiere del campionato, una delle più dure e meglio assortite difese d’Europa (con Godin preso a zero); e a centrocampo la combo Barella-Sensi può aprire un ciclo. Se i nerazzurri trovano una alternativa a Dalbert e prendono Dzeko (come probabile), possono ambire al decisivo salto di qualità. Con una struttura fisica di squadra mostruosa, capeggiata dal gigante Lukaku. Discorso a parte per la gestione Icardi, che si rivelerà giusta o sbagliata solo quando ne conosceremo le cifre o la contropartita, e la destinazione di uscita.
Napoli: sarà affare o target medio?
Il mercato degli azzurri, e non è la prima volta, vive di lungimiranza. Elmas è un colpo di prospettiva: starà a lui dimostrare se potrà seguire le orme di Fabian Ruiz (nel bene) o del Diawara della situazione (mai esploso). Ancelotti vuole un uomo tra le linee (James o Lozano), Adl ha sondato e perso Pepé, attaccante di peso, in una giungla del mercato ispirata al ‘chi offre di più’; magari non il massimo del romanticismo, ma funziona così. Fa parte del gioco. E chi gioca, lo sa bene. Indipendentemente dalla vedute, che possono anche trovare convergenza, l’undici del Napoli ha due soli nomi nuovi finora. Di Lorenzo e Manolas, il cui acquisto si è reso necessario dopo la pesante perdita di Albiol. Il ds Giuntoli è a un bivio: negli ultimi 20 giorni può firmare un capolavoro di mercato a costo ridotto (James o similia); oppure presentarsi con l’ennesimo giocatore di prospettiva, sollevando i dubbi e il malumore già espressi nel recente passato da una parte della piazza che vorrebbe un salto in avanti anche negli investimenti.
Milan, Correa la svolta
Il nuovo corso Boban-Maldini-Massara ha cominciato in sordina. Poi ha ingranato. Sistemata la difesa con Duarte e Theo Hernandez, a centrocampo c’è molta qualità, poco fisico. Una prerogativa delle squadre di Giampaolo, anche se schierare contemporaneamente Kessie, Bennacer, Paqueta, Suso e la coppia Leao-Piatek può diventare un azzardo. Sul groppone c’è ancora André Silva. Se il Milan lo piazza e arriva a Correa, il campionato può diventare decisamente interessante. Anche perché l’argentino, che davanti può folleggiare un po’ dappertutto, può anche fare il raccordo centrocampo-attacco nel 4-3-1-2 di Giampaolo. E che raccordo…
Roma, grande giovinezza
Anche nella Capitale Petrachi è sotto esame. Non per colpe sue. Ma i contemporanei addii di Totti e De Rossi non aiutano. Piace la nuova impostazione di Fonseca; Spinazzola e Mancini danno verve a una squadra young (importante la conferma di Zaniolo), che in avanti ha ancora troppi punti di domanda nel triangolo Schick-Dzeko-Higuain. E non è un aspetto marginale. In 20 giorni va definito l’attacco, sul quale Fonseca ha costruito le sue fortune in Ucraina. Postilla: Pau Lopez dovrebbe portare tra i pali la sicurezza sparita dopo l’addio di Alisson. Il quadro è questo. In venti giorni può trovare la cornice ideale, restare pericolosamente immutato; finanche essere sporcato. D’altronde bastano un paio di pennellate a dividere la firma d’artista dallo scarabocchio da matita blu.