Lo scontro sul voto tra ex alleati. Di Maio: «Prima il taglio dei parlamentari». Salvini: «No, in Aula prima di Ferragosto»
I tempi della crisi: sembra essere questo il tema più importante tra gli ormai ex alleati di governo. Da quando ha scaricato i grillini, Matteo Salvini continua a fare pressione per andare alle urne il prima possibile: bisogna «capitalizzare» il consenso del Carroccio, bisogna fare in fretta perché «abbiamo il mondo contro», avrebbe detto ai suoi.
Tutto ruota attorno alla data del voto della mozione di sfiducia a Giuseppe Conte, depositata dalla Lega in Senato. La presidente Elisabetta Casellati ha convocato la conferenza dei capigruppo lunedì 12 agosto, e da lì dovrebbe uscire una data. La conferenza dei capigruppo alla Camera è convocata per il giorno dopo.
Già nella giornata di ieri, 9 agosto, era sembrato che il Movimento 5 Stelle volesse frenare la corsa di Salvini alle urne. Tanto che diversi giornali stamattina titolavano sullo scontro sulla data del voto. Ora però la battaglia diventa evidente: a formalizzarla un post su Facebook di Luigi Di Maio, a cui segue, da Policoro in Basilicata, la risposta di Salvini.
«Votare prima il taglio dei Parlamentari e poi la mozione di sfiducia a Conte»: sì può riassumere così il post del vicepremier grillino. «Manca un voto, ci vogliono due ore», dice Di Maio continuando a ripetere il mantra del M5S.
Ma approvare il taglio dei Parlamentari significa rimandare il voto di almeno sei mesi: il tempo per ridisegnare i collegi.
Salvini non ci sta: «L’unica cosa che mi aspetto è che il Parlamento si esprima il prima possibile, non dopo Ferragosto, ma prima di Ferragosto». Il vicepremier leghista non vuole dare tempo agli avversari di organizzare un’offensiva. La crisi li ha colti impreparati e vuole approfittare del netto vantaggio.
Il Movimento però è disposto a tentarle tutte e Di Maio annuncia una raccolta firme «per chiedere la calendarizzazione d’emergenza alla Camera del taglio dei parlamentari» e per farlo si appella «a tutte le forze politiche». E c’è chi già vede la conferma di «un inciucio» tra Di Maio e Matteo Renzi, per dirla con le parole di Salvini.