Open Arms, il braccio di ferro con Malta sullo sbarco: La Valletta pronta ad accogliere 39 migranti, l’Ong: «Tutti o nessuno»
Da nove giorni in mare, in attesa di un porto sicuro dove attraccare, con ormai 160 migranti a bordo. L’ultimo salvataggio la scorsa notte, 9 agosto, quando la nave Ong Open Arms ha salvato altre 39 persone.
L’Unione europea finora non ha trovato risposte, intanto Malta ha deciso di tenere una mano all’Ong. Ma a una condizione: che faccia sbarcare solo 39 persone, cioè quelle dell’ultimo salvataggio.
Il braccio di ferro con Malta
«Durante la notte, la nave della Ong Open Arms ha salvato 39 migranti che erano in difficoltà nella zona di search and rescue di Malta, con il coordinamento del centro dei soccorsi (Rcc) di Malta. Un’operazione della Afm (una motovedetta, ndr) è partita per recuperare i migranti salvati. Malta ha offerto il trasferimento dei 39 a bordo di un’imbarcazione dell’Afm e di sbarcarli in un’area di responsabilità di Malta e coordinata dalla Rcc di Malta», ha spiegato il ministro dell’Interno maltese Michael Farrugia.
#NGO vessel refusing to only transfer #migrants rescued under the coordination by #Malta RCC. Malta can only shoulder its own responsibility. @MaltaGov pic.twitter.com/HnwqQ30VNH
— Michael Farrugia (@dr_micfarr) August 10, 2019
Malta dunque è disposta a prendersi carico solo delle ultime persone salvate in quanto l’operazione è stata coordinata da La Valletta. Ma l’Ong spagnola non ci sta: «Tutti o nessuno».
«Stamattina, poco prima delle 6, è arrivata la motovedetta maltese e quando ci apprestavamo a trasferire le persone dall’Open Arms all’unità militare la situazione è degenerata: da Malta abbiamo ricevuto un no allo sbarco di tutte le persone, autorizzavano solo i 39 che abbiamo soccorso la scorsa notte. Quindi abbiamo fermato il trasbordo e cercato una soluzione diversa per tutti», Riccardo Gatti, presidente Open Arms Italia.
L’ultimo salvataggio
Da 121 le persone a bordo sono diventate 160: a dare l’annuncio è stato Oscar Camps, responsabile della Ong Proactiva Open Arms.
Camps ha specificato che il salvataggio è avvenuto in acque internazionali e che l’imbarcazione, che gravita intorno a Lampedusa, continua ad aspettare indicazioni su dove sbarcare.
Le accuse alla Ue
Nei giorni scorsi la Ong aveva esortato l’Ue a indicare al più presto un porto sicuro per le 121 persone bloccate a bordo (tra cui c’erano anche 32 minori, 27 dei quali non accompagnati e due donne incinte che sono state fatte scendere).
Dia 7.
— Open Arms (@openarms_fund) August 8, 2019
Un día más sale el sol y seguimos sin puerto seguro.
Europa no responde.Gobiernos culpables de la inexistente humanidad con 121 personas, víctimas d abusos, violaciones y torturas.
Si fueran blancos y europeos sería una cuestión de emergencia de Estado. #puertoseguroYA pic.twitter.com/Pnai7BxH7y
«Gli Stati europei? Dimostrano il loro coraggio voltandosi dall’altra parte», accusano gli attivisti. «È rimasto ancora qualcuno a difendere i diritti e la vita?».
Lo scontro con il Viminale
«Entreremo in Italia se dovessimo avere seri problemi a bordo» aveva detto la Ong dopo aver ricevuto il divieto d’ingresso in acque territoriali da parte di Malta, oltre a quello italiano, firmato dai ministri Matteo Salvini, Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli il 1 agosto scorso.
La reazione della Lega
«Forse questi signori vogliono fare solo una provocazione politica: evidentemente la vita delle persone a bordo non è la loro vera priorità, ma vogliono a tutti i costi trasferire dei clandestini nel nostro Paese. Si ricordi, la Open Arms, che per lei le acque territoriali italiane sono chiuse e siamo pronti a sequestrare la nave».
Safa, sua madre Hayada, sua figlia e le sue 2 sorelle, partite dal Sudan. 9 mesi in Libia, le violenze e gli abusi sono stati continui. Soprattutto per Safa, che ha provato con il suo corpo a proteggere quello di sua figlia.
— Open Arms IT (@openarms_it) August 6, 2019
Ora aspettano un porto sicuro.
Foto: Fran Gentico pic.twitter.com/APHWHLdCyR
In copertina Open Arms/Twitter
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