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M5s, anche Lombardi apre al Pd: «Sì al governo istituzionale»

Il via libera dalla storica esponente del Movimento che disse «no» all'accordo a Bersani e Letta

Dopo l’apertura, neppure tanto velata, di Beppe Grillo a un governo con il Pd, e quella di Matteo Renzi dopo la crisi dell’esecutivo gialloverde, arriva il via libera alla nuova linea. È quella di Roberta Lombardi, capogruppo in Regione Lazio e volto storico del Movimento 5 Stelle.

In un’intervista a la Repubblica, la ex deputata pentastellata dichiara: «Sposo totalmente la linea di Grillo, siamo stati coerenti, ma non siamo fessi. Se Salvini vuole subito il voto, deve capire che il Parlamento non è ai suoi ordini».

Quando gli viene chiesto se può nascere un governo istituzionale a partire dal taglio dei parlamentari, Lombardi risponde: «Sì. Per fare, dopo quella riforma, la legge elettorale. Quando c’è la volontà politica ci vuole pochissimo tempo. Poi una manovra che sterilizzi le clausole di salvaguardia e metta il Paese al riparo dai mercati».

Lombardi ha le idee molto chiare anche per quanto riguarda il percorso che potrebbe portare al nuovo esecutivo. Disertare in massa la mozione di sfiducia della Lega a Conte e votare invece con il Pd la sfiducia a Matteo Salvini.

E poi? «Io penso che ci voglia un’assunzione di responsabilità da parte di tutti – continua Lombardi -. A maggior ragione dopo essere stati al governo con la Lega. E lo dice una che nel 2013 ha rifiutato l’offerta di Bersani: eravamo molto più schizzinosi».

Appunto. La posizione di Lombardi è sintomatica del nuovo clima se si considera anche che la storia dei rapporti fra M5s e Pd è passata anche attraverso tre incontri, trasmessi in diretta streaming, una novità assoluta allora per la politica italiana, che sono diventati di culto per gli analisti e i commentatori politici.

Tre faccia a faccia, tre muro contro muro. In due di questi, Roberta Lombardi, in qualità di capogruppo pro tempore del M5S alla Camera, fu assoluta protagonista.

In entrambe le occasioni, il 27 marzo 2013 con Pierluigi Bersani, il 26 aprile dello stesso anno con il premier incaricato Enrico Letta, fu proprio Lombardi a chiudere la porta ai leader del Pd, con toni più accessi del collega capogruppo al senato Vito Crimi.

Celebri le parole con cui stoppò la proposta di accordo di Bersani: «Mi sembra di stare a Ballarò». Oggi, la consigliera regionale commenta: «Fece (Bersani, ndr) una serie di promesse elettorali che avevamo sentito per anni. Ma era un altro genere di Movimento. Adesso sarà fondamentale il ruolo di Mattarella».

Inoltre, per Lombardi il punto di svolta nel M5s, che lo ha allontanato dalla Lega (e forse avvicinato al Pd) è stato il voto alla nuova presidente della Commissione europea. Con l’elezione di «Ursula von der Leyen abbiamo dimostrato di volere un’Europa diversa, ma di voler restarci dentro. C’è invece qualcuno che, se diventasse premier, la manderebbe a gambe all’aria».

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