Crisi di governo, l’aula vota sui tempi. Il Pd: «Spettacolo indegno». Salvini: «Pronti anche a ritirare i ministri»
A 4 giorni dall’inizio della crisi di Governo innescata dalle parole di Matteo Salvini, comincia a prendere forma il calendario che porterà al voto su Conte. Oggi a Palazzo Madama l’incontro tra i capigruppo del Senato: due ore di tensione e la decisione della presidente Casellati di lasciare domani al voto dell’aula la decisione sui tempi della crisi.
Matteo Salvini vorrebbe bruciare le tappe e spinge per una convocazione plenaria il 14 agosto ma la vigilia di Ferragosto sarà segnata dal primo anniversario del crollo del Ponte Morandi, celebrazione che esclude di fatto la presenza di Conte e Mattarella a Roma. Oggi, 12 agosto, è stata una giornata molto ricca di eventi, tra conferenza dei capigruppo, assemblea del M5S e quella dei senatori Pd. Ecco cosa è successo:
La giornata politica
«L’unica cosa che abbiamo a cuore è l’interesse dei cittadini e continuiamo a lavorare per loro, sui tanti dossier utili al Paese», dice Danilo Toninelli in un video su Facebook. «Lo strappo della Lega rischia di bloccare tutto».
«Abbiamo vinto in tante regioni e tante altre sfide ci attendono. Ma non voglio riproporre vecchi schemi: la sfida alle elezioni sarà tra il partito del sì e il partito del no». Lo avrebbe detto, a quanto si apprende, il leader della Lega Matteo Salvini ai parlamentari riuniti in un hotel a Roma. Il vicepremier leghista avrebbe anche ironizzato sulla possibilità di una intesa tra M5s e Pd: mi verrebbe da ridere – avrebbe detto tra l’altro – a vedere Toninelli, Fico e Renzi insieme in conferenza stampa.
«Il 1 novembre si insedia la nuova Commissione europea» e partirà «un piano di “riconversione” dell’Europa che non ha precedenti e che rappresenta una virata significativa rispetto all’impostazione contabile e “anni ’90” data dalla Commissione uscente». Lo scrivono Alessandro Fusacchia e Riccardo Magi di +Europa e Rossella Muroni di Leu spiegando che «a fronte di questa evoluzione del nostro continente, gli accadimenti in Italia degli ultimi giorni hanno creato un’occasione insperata e ci hanno restituito la possibilità di scegliere. Possiamo metterci comodi e fare quello che vuole Matteo Salvini: accettare che precipiti tutto, andare a elezioni, consegnare il Paese al capo della Lega e assistere inermi alla deriva illiberale che spiaggia dopo spiaggia sta promettendo agli italiani. Oppure possiamo far funzionare appieno la nostra democrazia parlamentare. Formando un governo politico che abbia un’ambizione più grande che non solo quella di scongiurare l’aumento dell’Iva e di rimandare di 6 mesi – pure aggravata – la ‘questione Salvini’; ma capace di riportare l’Italia al centro dei negoziati europei e di intercettare la nuova Europa in costruzione – dandosi quindi un’agenda di crescita sostenibile, modernizzazione e innovazione che inverta la tendenza all’indebitamento e all’isolamento che sta portando
solo ulteriore povertà».
Matteo Renzi sarà domani a Roma per il voto sul calendario in Aula. Prima della votazione, il senatore Pd terrà una conferenza stampa alle 16.30 per illustrare la sua posizione sul governo istituzionale.
«Non ci sono né trucchi né inganni per evitare o accelerare la parlamentarizzazione della crisi. Anche le dimissioni dei ministri leghisti, congelate o accolte non cambiano l’appuntamento del 20 agosto con Conte al Senato». Lo scrive su Twitter il deputato Pd e costituzionalista Stefano Ceccanti.
Non ci sono né trucchi ne’ inganni per evitare o accelerare la.parlamentarizzazione della crisi. Anche le dimissioni dei ministri leghisti, congelate o accolte, non cambiano l’appuntamento del 20 agosto con Conte al Senato.
— StefanoCeccanti (@StefanoCeccanti) August 12, 2019
Non ci sarà nessun accordo tra M5s e Pd: l’unica strada per uscire dall’impasse della crisi sarebbe quella di andare al voto. Ne sarebbe convinto Matteo Salvini secondo quanto riferito da chi ha partecipato oggi all’assemblea dei parlamentari della Lega con il leader Matteo Salvini.
«La scelta della Presidente Casellati di convocare il 13 agosto un’assemblea per il calendario non è solo una provocazione: è l’ennesima scelta partigiana di una Presidenza d’Aula che vuole compiacere Salvini, ancora una volta. Ma che in realtà finirà con il fare un danno alla Lega», scrive Renzi su Facebook. «Penso che domani sul calendario Salvini perderà il primo voto di una lunga serie. E sarà plastico che #CapitanFracassa è in minoranza. Io come tutti i colleghi senatori domani mi presenterò alle 18 al Senato. E ho come la sensazione che da domani sarà chiaro che la democrazia parlamentare non è la spiaggia di Milano Marittima. Il quasi ex ministro dell’interno si rassegni. E si prepari a dare le dimissioni così smetterà di usare i soldi del Viminale per la sua campagna elettorale permanente».
«La democrazia è dare la voce al popolo, noi siamo per dare la voce al popolo. L’unica cosa che non ci interessa è scaldare la poltrona». Così Matteo Salvini al termine assemblea Lega.
Ritirare la delegazione dei ministri della Lega? «Siamo pronti a tutto, vedremo nelle prossime ore». Così Matteo Salvini parlando al termine della riunione dei gruppi della Lega.
«Confido nella saggezza del Presidente della Repubblica» Mattarella. Così il leader della Lega Matteo Salvini sui tempi del voto. «Non c’è una maggioranza, il Parlamento è bloccato. Noi siamo per dare voce al popolo, mi domando ‘chi ha paura degli italiani’, se qualcuno la tira in lungo poi spiega l’aumento dell’Iva». Alla domanda se ci sia un accordo tra Lega e Forza Italia, Salvini ha risposto: «L’unico accordo che vedo è quello fra Renzi e M5S per salvare la poltrona»
Applausi, standing ovation e un coro di “Matteo, Matteo”. Così l’assemblea dei parlamentari della Lega ha reagito alle comunicazioni del vicepremier e segretario del partito in occasione della riunione dei gruppi convocata in un albergo romano per esaminare la situazione politica.
Potrebbe essere messa ai voti una risoluzione dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che si potrebbero tenere al Senato il 20 agosto se domani l’Aula confermerà il calendario. Fonti M5s dicono che è una possibilità ma al momento una decisione non è presa. Anche perché se il premier dovesse intervenire in Aula annunciando l’intenzione di dimettersi al termine delle comunicazioni si aprirebbe uno scenario totalmente diverso e la possibilità di una risoluzione sarebbe superata. Il regolamento del Senato prevede esplicitamente che «in occasione del dibattito ciascun Senatore può presentare una proposta di risoluzione, che è votata al termine della discussione».
«Salvini ha lo stipendio pubblico dal 1993, io dal 2013. Non ha mai lavorato un giorno, io ho fatto l’avvocato. È uno dei più assenteisti, io sono tra le più presenti in aula. Se perdiamo la poltrona io torno in studio, lui torna in spiaggia. Come mai è così nervoso?». Lo scrive su Twitter la deputata del Pd, Maria Elena Boschi, rispondendo a un post in cui il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, scrive che «il taglio dei parlamentari è un Salva-Renzi».
Salvini ha lo stipendio pubblico dal 1993, io dal 2013. Non ha mai lavorato un giorno, io ho fatto l’avvocato. È uno dei più assenteisti, io sono tra le più presenti in aula. Se perdiamo la poltrona io torno in studio, lui torna in spiaggia. Come mai è così nervoso? pic.twitter.com/8Sw4jeWo2p
— maria elena boschi (@meb) August 12, 2019
La conferenza dei capigruppo di Montecitorio, fissata inizialmente per domani alle 12, è stata spostata in serata, alle 19, dunque dopo il voto dell’Aula sul calendario del Senato.
Matteo Salvini è appena arrivato all’hotel Paladino di Roma dove ha riunito i parlamentari della Lega. L’assemblea dei gruppi con il vicepremier e leader politico è iniziata. «Il taglio dei parlamentari è un Salva-Renzi. Fino all’anno prossimo non si potrebbe più tornare al voto e la coppia Renzi-Boschi (che ha sempre votato contro) salverebbe la poltrona», scrive il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini su twitter sostenendo che «una volta mandati a casa questi sciagurati non solo tagliamo le poltrone ma anche gli stipendi».
Il taglio dei parlamentari è un SALVA-RENZI. Fino all’anno prossimo non si potrebbe più tornare al voto, e la coppia Renzi-Boschi (che ha sempre votato contro) salverebbe la poltrona. Capito?
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) August 12, 2019
Una volta mandati a casa questi sciagurati, non solo tagliamo poltrone ma anche stipendi pic.twitter.com/Ly11rdal2g
Carlo Calenda ritwitta Emma Bonino.
Come dice bene @bendellavedova, un appoggio a nuovo governo a trazione M5S non è alternativa credibile. Prolungare legislatura in subalternità a una delle due forze di maggioranza non servirebbe al Paese e farebbe solo un regalo a Salvini. https://t.co/TQFGQIi9by
— Emma Bonino (@emmabonino) August 12, 2019
Un invito all’unità del Pd arriva dal governatore della Campania Vincenzo De Luca. «Fra i nostri militanti, nei territori, fra i tanti impegnati in un lavoro duro nelle istituzioni e nella società – scrive sul suo profilo Facebook – cresce un sentimento di sconcerto, di incredulità e di rabbia per le immagini di divisione e di confusione che tramette il Pd nazionale. In un momento decisivo per il Paese. Iniziative e dichiarazioni a ruota libera servono solo a compattare – come sta avvenendo – il centrodestra intorno alla Lega. In questo momento» – sottolinea il presidente della Campania – «il presupposto di tutto è l’unità e la tenuta del Pd. La precondizione per tutelare il futuro dell’Italia è la compattezza e il protagonismo responsabile del Pd. D’altronde, c’è stato chi, avendo il 41 per cento di consensi, ha fatto prevalere l’interesse nazionale sulle convenienze di parte».
«Abbiamo chiesto di votare al più presto la mozione di sfiducia a Conte: siamo disponibili a votare anche il giorno di ferragosto per parlamentarizzare la crisi e poi andare a votare. Loro vogliono solo a prendere tempo per mantenere le poltrone». Lo dice il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo. Nasce una nuova maggioranza M5s-Pd-Leu? «Quando si vedranno i voti sulla sfiducia capiremo. Fi e FdI sono sempre stati coerenti. È giusto che domani l’Aula voti sul calendario, anche se sembriamo non avere numeri».
Marcucci (PD): Casellati permette a Salvini di dettare agenda. Video Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno chiesto in conferenza dei capigruppo che l’Aula fosse convocata mercoledì 14 agosto, dopo le commemorazioni sul crollo del Ponte di Genova. E, soprattutto, hanno chiesto che la seduta fosse dedicata all’esame e al voto sulla mozione di sfiducia presentata dalla Lega nei confronti del presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Dunque, non avendo raggiunto la maggioranza in capigruppo – ha prevalso la proposta di M5s, Pd, Misto e Autonomie sulla seduta il 20 con le comunicazioni di Conte – sarà l’Aula domani a doversi esprimere, sempre che i tre gruppi di centrodestra ripropongano la richiesta. A questo punto sarebbe una richiesta di modifica del calendario stabilito dalla capigruppo (ma appunto non definitivo in quanto non vi è stata l’unanimità) e si svolgerà un voto. Avrà la meglio chi ha la maggioranza dei voti.
La conferenza dei capigruppo del Senato ha mostrato «il centrodestra unito che vota allo stesso modo», dice il presidente dei 5S in Senato Stefano Patuanelli al termine della riunione.
«Uno spettacolo indegno». Una «forzatura gravissima quando nella capigruppo c’era l’accordo della maggioranza su Conte che avrebbe riferito il 20 in Aula». Così il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci al termine della capigruppo, parlando di «ennesimo oltraggio al Parlamento». «La Casellati – aggiunge – non doveva prestarsi». Anche Leu denuncia la scelta di «piegare il regolamento – dice Loredana De Petris – a chi ha deciso dalla spiaggia, attentando alla possibilità dei senatori di svolgere il proprio
mandato».
«Le comunicazioni fanno parte di un traccheggiamento di M5s e Pd per creare una rampa di lancio per un Conte bis o un nuovo governo». Lo dichiara Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia, dopo la conferenza dei capigruppo. «Il Pd dica subito se vuole votare a favore della mozione di sfiducia a Conte o creare un nuovo governo. Noi non vogliamo creare accordicchi di palazzo. Casellati ha seguito il percorso giusto», aggiunge.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, interverrà per comunicazioni nell’Aula del Senato martedì prossimo, 20 agosto. Lo ha stabilito a maggioranza la conferenza dei capigruppo. Domani invece l’aula del Senato voterà su calendario alle ore 18 . Pd e Leu parlano di «forzatura inaudita».
«La proposta di Matteo Renzi di fare un governo per la manovra è sostanzialmente fallito: non ne parla nessuno e ha avuto l’effetto paradossale di compattare la maggioranza. E anche sul progetto annunciato di scissione fatto uscire sui giornali e non smentito, non c’è stata nessuna adesione, nessuno è venuto allo scoperto». Lo affermano fonti parlamentari della maggioranza Pd, commentando l’ipotesi della nascita di un nuovo partito di Matteo Renzi. «L’appello all’unità – aggiungono le stesse fonti – in questo senso sembra aver funzionato, visto che i renziani non parlano
più di scissione».
Fila liscia, tra sorrisi e battute, l’assemblea dei senatori Pd al terzo piano di Palazzo Madama. Anche perché si parla solo del calendario dell’Aula per il voto che aprirà formalmente la crisi di governo e non dell’ipotesi di un esecutivo di transizione lanciata da Matteo Renzi.
L’ex premier oggi è assente, come aveva già anticipato su Whatsapp ai colleghi. E il capogruppo Andrea Marcucci, a lui molto vicino, fa solo un accenno all’ipotesi che il Pd crei una nuova maggioranza con M5s, con una formula che non entra nel merito del dibattito in corso tra i Dem: «Di che natura dovrà essere il nuovo governo, lo vedremo in seguito», afferma.
La linea del Pd è sostenere la convocazione dell’Aula non prima della prossima settimana e l’opportunità di dare precedenza, nell’ordine del giorno, alle comunicazioni del premier Conte rispetto alla mozione di sfiducia presentata contro di lui dalla Lega.
Secondo i calcoli del Pd (al netto di chi non riesce a rientrare dalle vacanze), se domani si votasse in Aula sul calendario del Senato potrebbero essere presenti 102 senatori M5s su 107, 45 Dem su 51 e 12 senatori del Misto.Iin totale 159 parlamentari, contro i 136 voti potenziali di Lega, Fi e FdI. Il nuovo asse di M5s, Dem, Leu più altri del Misto, potrebbe approvare il suo calendario e programmare l’informativa di Conte non prima della prossima settimana.
È iniziata al Senato la conferenza dei capigruppo. La riunione servirà a decidere i tempi di convocazione dell’Aula e su cosa sarà chiamata ad esprimersi l’Assemblea di palazzo Madama.
Sul tavolo ci sono sia la disponibilità data dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte di svolgere comunicazioni alle Camere, sia la mozione di sfiducia presentata dalla Lega nei confronti di Conte, sia la mozione del Pd di sfiducia al ministro Matteo Salvini.
Se non ci sarà unanimità in capigruppo, eventualità molto remota, sarà l’Aula a decidere il calendario dei lavori. Si è parlato in queste ore di un pressing della Lega e del centrodestra sulla presidente Casellati affinché l’Aula sia convocata già domani per decidere sull’eventuale stallo in capigruppo. Ma, fanno osservare altre fonti, servono i tempi tecnici per consentire a tutti i senatori di essere presenti.
Ai microfoni del Gr1 è intervenuta la Senatrice Paola Taverna, reduce da 4 ore di assemblea con i 5stelle. «Si tratta di una crisi totalmente incentrata sull’egocentrismo del ministro Salvini che vuole tornare alle urne; la trovo di un cinismo pazzesco», ha detto. «Salvini ha avuto tempo abbondante per inserire la crisi in tempi ragionevoli. Noi chiederemo per il 20 il confronto con il Presidente del Consiglio. Esistono delle regole che Salvini dimentica, ma noi no, nei confronti delle figure istituzionali, in primis il Presidente della Repubblica».
Lasciando l’assemblea del gruppo dem, il senatore Franco Mirabelli ha dichiarato: «Abbiamo concordato sul fatto di lavorare perché la gestione di questa fase sia rimessa al Parlamento e al presidente Mattarella. È fondamentale che sia il Parlamento a discutere e a decidere».
«Se si andrà all’Aula domani lo deciderà la capigruppo», ha continuato. «Non siamo d’accordo di andare domani in Aula perché significherebbe creare un precedente per cui il Senato si può convocare con sole 24 ore di preavviso. Troppo poco preavviso tra assemblea, capigruppo e riunione dell’Aula».
Per quanto riguarda le scelte del gruppo, «voteremo un calendario per mettere al primo posto la volontà del presidente del consiglio di relazionare al parlamento».
Il viceministro all’Economia Massimo Garavaglia ha diffuso in una nota le posizioni della Lega in merito alla manovra, ponendo accento sul tema della Flat Tax – preso di mira in assemblea dai 5Stelle. «Al centro della manovra finanziaria metteremo le imprese, con misure già pronte e che, una volta varate, libereranno le energie del Paese, creando sviluppo, occupazione e ricchezza. Con la flat tax al 15%, il saldo e stralcio per le aziende in crisi certificata, la cancellazione dell’ISA per il commercio toglieremo il freno a mano allo sviluppo e daremo quelle risposte, rapide e concrete, che le nostre imprese chiedono per poter lavorare e creare nuovi posti di lavoro».
«C’è bisogno di un governo forte e stabile», continua la nota. «Andiamo al voto, abbiamo le idee chiare e impegni precisi sulla crescita. Chi sventola lo spauracchio dell’aumento dell’Iva rimarrà clamorosamente deluso: la Lega è per rendere più semplice la vita alle imprese e per alleggerire il carico fiscale delle famiglie, non per mettere paletti e tanti no sulla strada della crescita».
Secondo fonti parlamentari, la mozione di sfiducia presentata dalla Lega contro il premier Conte ha la «prevalenza» sulla mozione di sfiducia del Pd contro il ministro dell’Interno Salvini e dunque andrebbe votata prima. In questi giorni si sono studiati regolamenti, precedenti e prassi e sarebbe emerso, a quanto sottolineano le stesse fonti, che la mozione di sfiducia al presidente del Consiglio, facendo decadere l’intero governo, prevarrebbe su quella al singolo ministro e quindi andrebbe votata prima.
Per questa ragione in conferenza dei capigruppo la Lega farà valere la richiesta di dare precedenza alla propria mozione e respingere la richiesta del Pd di votare prima quella a Salvini.
«Grillo mi chiama ‘avvoltoio’. Un onore essere insultato da lui», scrive Matteo Renzi su Twitter. «Ma si fa politica per il bene comune, non per ‘ripicca personale’. Il governo istituzionale è la risposta a chi vuole pieni poteri per orbanizzare l’Italia. Avanti».
Grillo mi chiama “avvoltoio”. Un onore essere insultato da lui. Ma si fa politica per il bene comune, non per “ripicca personale. Il Governo Istituzionale è la risposta a chi vuole pieni poteri per orbanizzare l’Italia. Avanti
— Matteo Renzi (@matteorenzi) August 12, 2019
«Agli attacchi quotidiani che ricevo dai miei compagni di partito oggi si sommano gli insulti di Beppe Grillo. L’uomo che un tempo mi chiamava ‘ebetino’, adesso mi definisce ‘avvoltoio’. Non male, dai, si migliora», aggiunge su Facebook.
«Ma non c’è insulto che possa fermarmi: davanti a Capitan Fracassa che chiede pieni poteri e culla l’antico sogno di uscire dall’Euro, io sopporto ogni insulto e insisto sul Governo Istituzionale. Per la mia immagine e per il mio tornaconto personale sarebbe meglio stare in un angolo ad aspettare lo sfascio. Ma il bene comune viene prima dell’interesse dei singoli. Prima si pensa all’Italia, poi agli interessi di parte. Buona settimana di Ferragosto», conclude.
Intanto il Pd inizia a preparare i senatori per un eventuale discussione immediata in Aula. In un messaggio arrivato ai dem, si invitano i senatori a cercare di essere presenti a Roma il 13 agosto: «Qualora la presidente Casellati con una assurda forzatura decidesse, a seguito della capigruppo di oggi, di convocare l’aula per il voto sul calendario già domani, martedì 13 agosto, sarà fondamentale la presenza di tutti”. Vi chiediamo cortesemente di iniziare a valutare come meglio organizzarvi per rientrare a Roma. Seguiranno indicazioni più precise».
Il premier Giuseppe Conte arriva a Palazzo Chigi.
Ai microfoni dei giornalisti, Zingaretti insiste sulla necessità di «ritrovare uno spirito di unità dei democratici per discutere nei luoghi previsti dalle nostre regole». «Dare segnali di divisione – dice – significherebbe regalare l’Italia alla destra».
In una nota, Matteo Salvini parla dei lavori in corso sulla manovra finanziaria: «Non rispondiamo agli insulti quotidiani di chi non vuole mollare la poltrona, Renzi e 5Stelle, e stiamo già lavorando alla manovra economica del prossimo governo: tasse al 15% per tanti lavoratori e imprenditori, investimenti, dimezzamento dei tempi dei processi e grandi opere. Prima si vota, prima l’Italia riparte: chi ha paura delle elezioni?».
In mattinata, il segretario Zingaretti ha incontrato al Nazereno il presidente del partito e ex premier Paolo Gentiloni.
Arriva il No del segretario del Pd Nicola Zingaretti ad un governo tecnico per fare la finanziaria e il taglio dei parlamentari: «Non è credibile l’ipotesi di un governo per fare la manovra economica e portare poi alle elezioni, sarebbe un regalo a una destra pericolosa che tutti vogliono fermare».
«Non credo sia possibile e credibile un’ipotesi che preveda un governo per fare la manovra da cui questo governo sta scappando per poi andare a votare», ha continuato Zingaretti, ribadendo la sua posizione. «Questo sarebbe davvero un regalo a quella destra pericolosa che tutti vogliamo fermare. Apriamo la crisi e vedremo con Mattarella quale è la forma migliore più seria e credibile per salvare l’Italia».
È cominciata l’assemblea dei gruppi parlamentari del Movimento cinque stelle. La linea sembra essere quella già scandita da Luigi Di Maio: chiedere che si voti prima il taglio dei parlamentari (con la necessità di aspettare i tempi tecnici di almeno tre mesi per il referendum confermativo) e poi valutare il voto. «Salvini non ha tradito il Movimento o Conte, ma milioni di italiani a cui per 14 mesi aveva detto che non guardava sondaggi. Ha tradito il contratto di governo per i suoi interessi».
Prima della riunione era arrivato il commento di Beppe Grillo:
Lo sceriffo è in fuga dalla città, attraversa a gran velocità gli stati del sud accolto da un oceano di fischi. Intanto volano degli avvoltoi di nuova generazione…Ecco il messaggio dell’Elevato Consigliere Supremo! https://t.co/GWWIjKxiOT
— Beppe Grillo (@beppe_grillo) August 12, 2019
Gli elementi da seguire sono tanti. Seguiremo i principali appuntamenti in tempo reale. Intanto, abbiamo fatto i conti:
Il calendario
Sul calendario la Lega a spinge per il voto di sfiducia a Conte prima di quello a Salvini, quest’ultimo voluto dal Pd. Una linea che potrebbe trovare il favore della presidente del Senato Elisabetta Casellati che ha già detto, stamattina, di voler fare il calendario in Aula qualora non ci fosse un’intesa nella capigruppo.
Anche se i tempi dovessero stringersi, Salvini potrebbe non avere i numeri per sfiduciare Conte ed evitare un governo istituzionale. Sia Forza Italia che il Pd potrebbero essere gli aghi della bilancia.
Forza Italia
Berlusconi è oggi a Roma dove nelle prossime ore incontrerà il ministro dell’Interno a cui chiederà maggiori riconoscimenti ai parlamentari azzurri in cambio di un voto favorevole per il ritorno alle urne. Il leader di Forza Italia sarebbe intenzionato a rassicurare il vicepremier che non si presenterà alle politiche, ma rimarrà ad occupare il suo posto al Parlamento europeo. Al momento, la Lega, con 58 senatori, assieme ai 62 di Forza Italia, e i quasi sicuri 18 di Fratelli d’Italia otterrebbe 138 voti. Un numero non sufficiente per sfiduciare il premier Conte.
Il Pd
Dall’altra parte, all’opposizione, il Pd appare sempre più spaccato dopo l’ultimo strappo di Renzi, in conflitto con il segretario Zingaretti. Renzi vuole prendere tempo per un governo istituzionale, una linea appoggiata da 35-36 dei 51 senatori eletti nel Pd al Senato. Con i voti dei renziani il fronte anti-Salvini si assicurerebbe 162 voti, una maggioranza assoluta. Mentre il centro-destra accompagnato dai voti della linea Zingaretti rimarrebbe a 153.
Ai leghisti, per blindare il voto, servirebbero una decina di voti aggiuntivi o, in alternativa, che alcune voci vicine all’opposizione scelgano di astenersi. Al contrario. se le attuali forze politiche che pubblicamente si sono dette pronte a tornare alle urne votassero come dichiarato allora la sfiducia a Conte sfiorerebbe i 200 voti.
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