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Crisi di governo, perché Salvini ha tanta fretta di sfiduciare Conte prima di Ferragosto

12 Agosto 2019 - 20:21 Redazione
Il vicepremier in azione per allontanare lo scenario di un Conte bis con una nuova maggioranza

In questa crisi di governo sotto al sole d’agosto è evidente – e anzi rivendicata – la fretta di Matteo Salvini, che vorrebbe bruciare le tappe e che spinge per una convocazione plenaria il 14 agosto. La vigilia di Ferragosto sarà segnata dal primo anniversario del crollo del Ponte Morandi, celebrazione che esclude di fatto la presenza di Conte e Mattarella a Roma e che vedrà insieme il premier e i suoi vicepremier, Salvini e Luigi Di Maio, in un’immagine ormai straniante.

La conferenza dei capigruppo in Senato oggi è durata due ore, tra tensioni e scontri. E il risultato è stata la decisione di lasciare il voto all’aula sul calendario: l’appuntamento è per domani alle ore 18 a palazzo Madama. Una decisione presa dalla presidente del Senato, Elisabetta Casellati, tra le proteste di Pd e Leu che hanno parlato di forzatura inaudita e di regolamento calpestato.

Una prima conta sul calendario che si annuncia molto combattuta. Le opposizioni accusano anche la Lega di offendere le vittime del crollo Morandi a Genova un anno fa, con la richiesta del voto per sfiduciare Conte nel giorno della commemorazione a un anno dalla tragedia.

La fretta del leader del Carroccio

«Salvini ha lo stipendio pubblico dal 1993, io dal 2013. Non ha mai lavorato un giorno, io ho fatto l’avvocato. È uno dei più assenteisti, io sono tra le più presenti in aula. Se perdiamo la poltrona io torno in studio, lui torna in spiaggia. Come mai è così nervoso?», scrive su Twitter la deputata del Pd, Maria Elena Boschi, rispondendo a un post in cui il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, scrive che «il taglio dei parlamentari è un Salva-Renzi».

Matteo Salvini, nell’insistenza di arrivare al voto per la sfiducia al premier prima di Ferragosto, potrebbe volere, scrive il Corriere della Sera citando una lettura proveniente dal centrodestra, infliggere una prima sconfitta alle forze che si sono messe in moto per arrivare a un esecutivo di natura istituzionale che comprenda tutte le forse tranne, naturalmente, la Lega. E quindi per allontanare l’ipotesi di un Conte bis con una nuova maggioranza.

Quello che è saltato, oggi, è stato l’accordo in capigruppo, dove il M5S, il Pd a matrice renziana (ne ha la maggioranza, in parlamento) e il gruppo Misto avevano trovato una quadra per le comunicazioni del premier il 20 agosto.

La data, nei fatti, è saltata e la parola finale è passata al voto dell’aula di domani. Matteo Salvini rischia sì di trovarsi in minoranza. Ma è anche l’unico che ha richiamato per tempo i senatori leghisti dalle ferie d’agosto.

In copertina il ministro degli Interni e vicepremier, Matteo Salvini, in aula al Senato durante la discussione delle mozioni sul Treno ad Alta Velocità Torino-Lione (Tav), Roma, 7 agosto 2019. ANSA/Angelo Carconi

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