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Open Arms, appello di Javier Bardem alla Spagna: «Coordinate voi» – Il video

12 Agosto 2019 - 18:05 Redazione
In un videomessaggio pubblicato sulla pagina facebook della ong spagnola, il premio Oscar Javier Bardem si unisce alle tante voci che chiedono di trovare al più presto una soluzione per gli attuali 151 migranti soccorsi a largo della Libia

Prima Richard Gere, poi Antonio Banderas, ora Javier Bardem: cresce la solidarietà da parte delle celebrities per la nave Open Arms. In un videomessaggio pubblicato sulla pagina facebook della ong spagnola, il premio Oscar Javier Bardem si unisce alle tante voci che chiedono di trovare al più presto una soluzione per gli attuali 151 migranti soccorsi a largo della Libia.

«Faccio questo video – dice Bardem – per unirmi in maniera pubblica alla richiesta mossa da più parti al nostro presidente Pedro Sanchez che guidi come Spagna, paese di origine della Ong Open Arms, la distribuzione dei migranti a bordo nei diversi Paesi dell’Unione europea. Perché crediamo sia necessario che un Paese membro dell’Europa debba coordinare questo processo e riteniamo – ribadisce – che la Spagna sia la più adatta, perché è il Paese di origine della Ong».

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Open Arms, secondo l’attore, «sta facendo un lavoro straordinario e necessario per la dignità umana e per salvare la vita di persone che scappano da situazioni che noi non possiamo neanche immaginare, con l’unico obiettivo di dare un futuro ai propri figli e alle proprie famiglie. A loro va tutto il mio appoggio».

Immediato arriva il commento di Matteo Salvini: «Più di 350 immigrati a bordo di una nave norvegese di una ong francese (la Ocean Viking, ndr) e quasi 160 a bordo di una nave spagnola di una ong spagnola: ribadiamo l’assoluto divieto di ingresso di queste due navi straniere nelle acque italiane. Si aprano i porti di Francia, Spagna o Norvegia», dice attraverso il suo ufficio stampa.

Le evacuazioni mediche

Non sono più 160 le persone a bordo della Open Arms, in cerca di un porto dove sbarcare. Sono 151: ieri tre migranti hanno ottenuto il permesso di lasciare la nave, dopo un accordo tra Malta e Italia. I tre sono malati, per loro la ong spagnola aveva chiesto l’evacuazione.

Si tratta di una donna di 32 anni, malata di tumore, un’altra di 28 affetta da polmonite e un ragazzo di 20 anni, con tubercolosi. Solo quest’ultimo andrà in Italia, delle due donne si prenderà carico La Valletta. Con loro anche le famiglie, per un totale di 8 persone. A bordo restano in 151

Intanto la procura di Agrigento ha aperto un’indagine, al momento a carico di ignoti, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina dopo che nei giorni scorsi altre tre persone avevano lasciato la nave.

Undici giorni in mare

Nelle giornate tra l’1 e il 2 agosto, l’equipaggio ha soccorso 121 persone nel Mediterraneo, e ne ha salvati altri 39 nella notte del 10 agosto. Open Arms ha chiesto all’Italia di poter sbarcare, ma dal Viminale è arrivato un secco no. E con l’entrata in vigore del decreto sicurezza bis, se la nave, capitanata da Ani Montes Mier, dovesse violare l’alt delle autorità, rischierebbe l’arresto dell’equipaggio, la confisca dell’imbarcazione e fino a un milione di euro di multa.

«Da mercoledì è in arrivo una perturbazione, previste onde di 2,2m. L’Italia ci impedisce di avvicinarci a Lampedusa, Malta ha negato autorizzazione a entrare in acque territoriali per ripararci. Abbiamo a bordo 151 persone, bambini piccoli. Vergogna».

«Se siamo a corto di parole, non vuol dire che smetteremo di lottare», scrivono dalla Ong. Malta aveva accettato lo sbarco solo delle ultime 39 persone recuperate in mare.

L’esposto a Roma e Agrigento

Mentre la Open Arms è bloccata in mare a una trentina di miglia da Lampedusa, la ong spagnola Proactiva Open Arms ha annunciato un esposto in procura nel corso di una conferenza stampa, sabato 10 agosto, all’aeroporto di Lampedusa, con Oscar Camps, fondatore Open Arms, Riccardo Gatti, presidente Open Arms Italia, Richard Gere, attore e attivista per i diritti umani e Gabriele Rubini – meglio noto come Chef Rubio – cuoco e fotografo.

«Abbiamo presentato un esposto alla Procura di Roma e a quella di Agrigento per verificare se tutto ciò non rappresenti una fattispecie di reato». Ancora una volta, lo scontro tra una Ong impegnata in attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale e il governo italiano si sposta in procura.

Un esposto-denuncia «in cui viene chiesto di verificare se nella situazione corrente, in cui si sta determinando una prolungata presenza a bordo delle 121 persone salvate (a cui nella notte si sono aggiunte altre 39 ndr) – 32 minori, 28 dei quali hanno dichiarato di essere non accompagnati -, non si presenti una fattispecie di reato». E, nel caso, «di individuarne i responsabili e di “adottare gli opportuni provvedimenti” affinché cessi la situazione di privazione della libertà in cui quelle stesse persone si trovano».

Nuovo salvataggio e lo sbarco «alterno» proposto da Malta

Open Arms era stata è stata «allertata» per una nuova operazione di salvataggio nel Mediterraneo. È quanto si legge in un tweet di Open Arms postato dopo la mezzanotte di due giorni fa.

Altre 39 persone sono state tratte in salvo dalla nave della ong spagnola: il salvataggio, dice il fondatore Oscar Camps, è avvenuto in acque internazionali. L’imbarcazione, che da giorni era ferma al largo di Lampedusa con 121 migranti a bordo, era partita questa notte per la missione di salvataggio che si è appena conclusa. «Ora aspettiamo un porto sicuro dove sbarcare», annuncia Camps.

La segnalazione del barcone con a bordo le 39 persone è arrivata ancora una volta da Alarm Phone. Nella serata «siamo stati contattati da una barca in difficoltà nella zona Sar maltese con 45 persone a bordo – scrive su Twitter il servizio telefonico che fornisce ai migranti un numero da chiamare in caso di difficoltà – Alle 21 abbiamo avvertito l’Rcc (Centro di coordinamento dei soccorsi, ndr) di Malta chiedendo un soccorso immediato in quanto, stando al racconto dei migranti, la barca stava affondando.

Decisione «inammissibile»

A chiedere l’intervento di Open Arms è stata proprio Malta ma ora La Valletta ha fatto sapere alla Ong di essere disponibile a trasferire su una motovedetta i 39 salvati questa notte e portarli a terra ma di non essere disponibile per gli altri 121 migranti a bordo da 9 giorni. Una decisione «inammissibile», dicono da Open Arms. «Questa situazione sta provocando gravi problemi di sicurezza a bordo», dice Oscar Camps.

«Stamattina, poco prima delle 6, è arrivata la motovedetta maltese e quando ci apprestavamo a trasferire le persone dall’Open Arms all’unità militare la situazione è degenerata: da Malta abbiamo ricevuto un no allo sbarco di tutte le persone, autorizzavano solo i 39 che abbiamo soccorso la scorsa notte. Quindi abbiamo fermato il trasbordo e cercato una soluzione diversa per tutti. Non potevamo distruggere l’equilibrio creato», spiega
Riccardo Gatti, presidente Open Arms Italia, durante la conferenza stampa nell’aeroporto di Lampedusa.

Gatti ha poi ricostruito le fasi del salvataggio dei 39. «Inizialmente le condizioni della barca erano stabili e abbiamo avvisato le autorità maltesi che ci hanno detto di rimanere in standby perché avrebbero mandato una loro motovedetta – ha affermato – Poco dopo l’imbarcazione ha iniziato a imbarcare acqua e quindi abbiamo fatto salire le persone e aspettato le istruzioni di Malta. Poi la situazione è degenerata».

In copertina Javier Bardem al 72esimo Cannes Film Festival a Cannes, Francia, 14 maggio 2019. EPA/Ian Langsdon

Video Facebook/Open Arms

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