«Un poliziotto mi ha messo le mani sul collo», la denuncia di Barry che contestava Salvini – Il video
Barry è un attivista irlandese che domenica scorsa si è recato in piazza Duomo, a Catania, per contestare Matteo Salvini in visita al capoluogo di provincia. Il giovane ha atteso che l’auto del ministro dell’Interno lasciasse Palazzo degli Elefanti e così, sfidando le forze dell’ordine, ha provato a bloccarla, mettendosi in mezzo «con le braccia aperte».
Cosa è successo
È stato in quel momento che un agente in borghese lo ha allontanato verso il marciapiede «prendendolo per il collo», come mostrano un video e una foto postati su Facebook da Francesco Enriquez. «Una reazione esagerata e violenta, potevano spingermi anziché buttarmi come una bambola sul marciapiede» ha spiegato Barry a Open.
«Salvini viola le leggi, da quelle del mare a quelle sui diritti umani, lasciando morire la gente in mare a causa del decreto sicurezza bis. Fomenta l’odio» ha aggiunto l’attivista parlando dei motivi della contestazione.
La fuga in auto di Salvini
Il vicepremier leghista, in realtà, non ha trovato una buona accoglienza in Sicilia: ad attenderlo, oltre ai suoi supporter, c’erano anche gruppi di contestatori sia a Catania sia a Siracusa. Una tensione alle stelle al punto che «l’aperitivo offerto dai giovani leghisti in un bar del Duomo di Catania è stato annullato per evidenti problemi di ordine pubblico» scrive LiveSicilia. Lanciate, infine, delle bottigliette di plastica vuote contro l’auto del ministro che, lasciando il Municipio del capoluogo etneo, ha dovuto rinunciare al solito bagno di folla tra selfie e strette di mano.
Il primo a reagire a questa notizia è il cantante Roy Paci che su Facebook ha scritto un lungo post: «Ora mi sono rotto pesantemente i cabbasisi […] Quello che vedete in foto è uno dei miei più grandi amici, il grande attivista e pacifista Barry, che solo per aver alzato in aria le mani e urlato ‘peace’ durante il passaggio dei carri funebri leghisti è stato quasi strangolato dai galoppini del ministro dell’Interno […] È arrivato il momento di rispolverare il verbo di Peppino quando diceva “Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!”, scegliendo sempre la strada della conoscenza, dell’onesta e dei valori della vita».
Foto in copertina e video di Francesco Enriquez | Montaggio di Open
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