Ciclismo, non ci sono squadre femminili. Genitori ne creano una per far correre le due figlie – L’intervista
La passione per la bicicletta trasmessa dai genitori, gli inizi un po’ per gioco e un po’ perché non si può vivere di solo studio, anche lo sport vuole la sua parte. Matilde e Beatrice Bertolini corrono in bici da quando avevano rispettivamente 8 e 6 anni. Gli esordi in squadre miste poi la scelta tra il proseguire o il lasciare, perché l’impegno per uno sport fatto di fatica e sacrifico è sempre più significativo.
«Sono diventate grandi e una volta scelto di proseguire su questa squadra avevano bisogno di una squadra femminile dove potersi allenare». Così Daniela Pugi, mamma delle due ragazze, racconta a Open come è nata questa storia sportiva.
Nel paesino di Calci non ci sono società sportive che possano accoglierle e la distanza per raggiungere la prima squadra disponibile è tanta. Cosa fare? «Io e mio marito Daniele abbiamo pensato come poter tenere le ragazze sulla bicicletta e così, facendoci aiutare da amici che hanno la stessa passione, abbiamo costituito un’associazione sportiva», confessa Daniela.
«Il ciclismo è uno sport bellissimo insegna il sacrificio – continua Daniela – da piccoli è un gioco, ma da grandi ci si rende conto di quanti sacrifici servono per poter ottenere qualche vittoria, qualche piazzamento, ma anche solo per poter continuare a rimanere nelle squadre: è uno sport che insegna a vivere a tanti ragazzini».
Matilde, ora 17enne, è una juniores che corre per una squadra lombarda, mentre Beatrice, 14 anni, continua a gareggiare con la squadra di famiglia da esordiente, presto il passaggio alla categoria allieve. Uno sforzo, quello dei genitori e dell’intera famiglia che ha portato a diverse vittorie, tra cui quella del campionato italiano a cronometro nella categoria allieve, per Matilde, e del primo posto nel campionato italiano su pista, categoria endurance, per Beatrice.
«Le seguiamo in tutto, le accompagniamo agli allenamenti e alle gare. Vanno a scuola ma lo sport le tiene molto impegnate. Durante l’estate ogni fine settimana c’è una corsa», dice Daniela.
Così come per molte altre discipline sportive, soprattutto a livello femminile, i fondi sono pochi e la visibilità è ancora meno: «In Italia manca l’attenzione, la valorizzazione di certi sport, di certi movimenti. Ci sono tantissime ragazze che nelle molte discipline della bicicletta fanno veramente tanta fatica, ma i loro risultati non vengono esaltati, rimangono in sordina, manca una valorizzazione del sacrificio», dice con un po’ di rammarico Daniele che spera di poter sostenere, fino a quando potrà, le sue “bambine”.
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