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Mattarella «spiazzato» dalla mossa di Salvini: Non si va al voto se si tagliano i parlamentari

14 Agosto 2019 - 09:58 Redazione
Il blitz del ministro dell'Interno cambia le carte in tavola. Ma il Quirinale difende la Costituzione: non si può andare alle urne dopo una riforma costituzionale

Votare il taglio dei parlamentari e poi elezioni, subito. È questa la proposta di Matteo Salvini che ha spiazzato i senatori. Ma è possibile il voto all’indomani di una riforma costituzionale? In teoria sì, nel 2005 il precedente.

Ma allora non fu una riforma che andava a modificare in modo così profondo l’assetto parlamentare, bensì i poteri delle regioni, non andando a influire sulla composizione delle camere.

L’allora riforma, invocata da Roberto Calderoli come precedente favorevole ai piani della Lega, approvata nel novembre del 2005 portò a un referendum confermativo alla fine di giugno. Ad aprile del 2006 ci furono le elezioni politiche, ma i parlamentari avevano avuto tre mesi di tempo per le consultazioni.

Mattarella, quale ex giudice della Corte Costituzionale, non scioglierebbe le Camere all’indomani di una revisione del Parlamento. E lo avrebbe già detto ai partiti della maggioranza anche prima del voto dell’Aula sul calendario. Per questo l’intervento di Salvini al Senato lo ha «sopreso», per non dire «irriato» e «spiazzato». Lo riporta il Corriere della Sera, citando persone vicine al Capo dello Stato.

Il Presidente della Repubblica, in riferimento all’articolo 138 della Carta, sa bene che se una riforma costituzionale non venisse approvata dai due terzi di entrambi i rami del Parlamento, un quinto dei deputati o dei senatori, o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali possono chiedere il referendum confermativo.

Nel caso fosse votata la sfiducia Conte e fossero sciolte le Camere dopo l’approvazione del taglio i parlamentari perderebbero il diritto a chiedere una consultazione. Se elezioni ci dovessero essere, nel caso di un taglio dei parlamentari, non potranno avvenire prima di 5-6 mesi.

La riforma costituzionale che prevede una riduzione del numero dei deputati da 630 a 400 e dei senatori da 315 a 200, influirebbe anche sui collegi elettorali, per cui ci vorrebbero altri due mesi per una giusta riorganizzazione. Senza contare che il taglio renderebbe probabilmente il Rosatellum, l’attuale legge elettorale, inapplicabile.

Inoltre, l’articolo 4 della nuova riforma prevede che in caso di scioglimento delle camere entro 60 giorni, il taglio venga applicato dalla legislatura successiva. Una legge che dunque potrebbe venire congelata per circa cinque anni. Un’ipotesi che Mattarella, quale garante della Costituzione, non può avallare.

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