Dai muscoli di Varsavia alla vespa (e la carriera super) a mare: Balotelli, storia di un campione (?)
A Ferragosto dovrebbe valere il liberi tutti; anche per gli operatori di mercato, con le trattative in congelatore e gli interpreti in spiaggia. Vale per tutti, non per Mario Balotelli e il suo entourage. Basta la stringente attualità per darsi (oltre che dare allo stesso Balo) una risposta alla storica questione posta dal personaggio: Why Always me? (Perché sempre io?). E quel misto tra sfida, strafottenza e vittimismo che gli ruota intorno.
Campione o flop?
La domanda è pertinente, multipla e, forse, passerà agli annali come uno dei misteri irrisolti, lo iato che separa l’atto dalla potenza, il divenire dall’essere. Perché Mario Balotelli è sempre stato sospeso tra la speranzosa preghiera italica di avere per le mani un fuoriclasse, o perlomeno un campione, e il sospetto, cresciuto con gli anni (ora sono 29), che quel carattere focoso sia anche l’alibi perfetto per coprire gli omissis che seperano Balo dai grandi consacrati del calcio.
Brescia o Flamengo
Prima di ripercorrere i passaggi più significativi della storia di Mario, che in parte l’ha già scritta costringendo la Treccani a sdoganare il termine ‘Balotellata“, l’ultimo dubbio: sarà Brescia per i sentimenti o Flamengo per sfida e soldi? Ne parliamo a parte, con gli aggiornamenti. Ma lo spunto offerto dall’attualità è troppo ghiotto. Brescia, la provincia spesso elevata a reunion di fuoriclasse. Guardiola, Baggio, Pirlo. Ci mettiamo anche Toni e Hamsik. Balotelli è uno di loro? Può diventarlo? Magari le prestazioni un giorno ci diranno di sì. Ma con una percettibilissima differenza di fondo. Il Divin Codino e Mr Tiki Taka ci sono arrivati a fine carriera. E nel trolley, insieme ai vestiti, hanno portato giusto Coppa dei Campioni e Pallone d’Oro. Pirlo, Hamsik e Toni hanno usato il Rigamonti come trampolino. Balo ci arriva in mezzo, fin troppo sospeso.
I gol più significativi
Eppure Balotelli qualcosa di buono l’ha fatto. Nato a Palermo, figlio di immigrati ghanesi, poi adottato a Brescia, Mario ama il calcio, incanta nel San Bartolomeo ma dura tre mesi. I genitori dei compagni minacciano di ritirare i figli per colpa del suo carattere. E così Balo, per 1 milione di euro in abbigliamento sportivo, si trasferisce nel quartiere Mompiano di Brescia. Adocchiato dal Lumezzane, comincia a farsi largo. L’esordio con deroga in C1 a 15 anni, l’avventura all’Inter. Dove Mario diventerà Super, nei gol e nelle critiche. La fotografia della sua carriera.
Le carezze di Mancini, le urla di Mou
Balo è così, prendere o lasciare. Mancini lo coccola, Mou lo scarica all’apice dell’interismo più integralista. Nella semifinale del Triplete contro il Barcellona, con Eto’o che fa il Pistone di un tempo sacrificandosi da terzino, Balo passeggia per il campo. E a fine gara, dopo gli impropreri poliglotti di Mouninho, lancia la maglia a terra. La finale di Madrid con il Bayern la vedrà da seduto. Spettatore del Triplete.
Balo english e la statua di Varsavia
Ci sono spogliarelli e spogliarelli. Quello di San Siro è una goccia di veleno, quello di Varsavia, con la doppietta nella semifinale dell’Europeo alla Germania, è una esibizione di muscoli, tecnica. Onnipotenza, ma anche l’ultima vera notte di Supermario. Il Balo in lacrime contro la Spagna, nella finale persa dagli uomini di Prandelli, è il guappo con sentimenti umani. Il campione che forse si farà, ma l’attesa non ripagherà. Al Manchester City gli intonano canzoni a volontà, da inciderne dischi. Lui replicherà, davvero, solo una volta con i fuochi d’artificio (non quelli fatti esplodere nel bagno di casa). Una replica storica, con l’assist per Aguero e il 3-2 in rimonta sul Qpr che regala la Premier ai Citizens dopo 44 anni di patimenti. E con il ‘suo’ Mancini in panchina. Dal Manchester al Milan, primo anno buono, secondo da dimenticare. Poi di nuovo Inghilterra, Liverpool. E ancora Milan. Sprazzi zero, o giù di lì. Il Balo angloitaliano non produce come da attese, ma incassa da fuoriclasse: sono sei milioni di euro netti a stagione, prego.
Francia e classe media
Il superstipendio. Una gioia, una zavorra. Balo non convince più le grandi e spaventa per costi le piccole. Va in mezzo, in Francia. Due anni al Nizza, uno al Marsiglia: gol totali 51. Ma anche la Francia dice basta. Ora il Brescia più del Brasile. Per dimostrare a se stesso che negli anni a mare ha buttato troppo talento, oltre a una vespa di troppo. E una convocazione in Nazionale oggi lontanissima.
Foto di copertina Ansa