Open Arms, neanche Toninelli firma il nuovo divieto di ingresso nelle acque italiane di Salvini
Open Arms, la nave della ong spagnola con 147 migranti a bordo, è ormai arrivata alle porte d’Europa, a Lampedusa, ed è ora in attesa dei permessi per entrare in porto dopo 14 giorni di mare.
Il Tar Lazio ha annullato il divieto di ingresso in acque italiane e il nuovo decreto firmato da Matteo Salvini non ha efficacia perché, come viene ora confermato ora, non è stato controfirmato dagli altri ministri competenti, Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli.
Divieti e firme
La nave era stata raggiunta da un primo divieto di ingresso in acque italiane, il 2 agosto scorso, firmato, come prevede il decreto sicurezza bis, dai ministri competenti: quello dell’Interno insieme alla ministra della Difesa e a quello delle Infrastrutture e Trasporti.
Dopo che il Tar Lazio ieri ha annullato il divieto per la «situazione di eccezionale gravità ed urgenza» che si è creata a bordo della nave, il ministro dell’Interno ha, in serata, firmato un nuovo divieto di ingresso. Giustificato, a suo dire, dal fatto che alle ragioni citate nel provvedimento sub judice – quello annullato dal Tar – «se ne sono aggiunte altre. Per giorni, Open Arms si è infatti trattenuta in acque sar libiche e maltesi, ha anticipato altre operazioni di soccorso e ha fatto sistematica raccolta di persone con l’obiettivo politico di portarle in Italia», dice il ministro.
Ma, al di là della veridicità dell’accusa, il nuovo divieto, come il vecchio, ha bisogno della controfirma dei ministri della Difesa e delle Infrastrutture, i grillini Trenta e Toninelli. All’articolo 1, il decreto sicurezza bis stabilisce infatti che il ministro dell’Interno «può limitare o vietare l’ingresso il transito o la sosta di navi nel mare territoriale» per ragioni di ordine e sicurezza, cioè quando si presuppone che sia stato violato il testo unico sull’immigrazione e in particolare si sia compiuto il reato di «favoreggiamento dell’immigrazione clandestina».
In una prima versione del decreto, i ministri delle Infrastrutture e della Difesa dovevano semplicemente essere informati dal Viminale dell’attuazione del blocco navale. Nel testo definitivo, invece, il provvedimento deve essere controfirmato dai titolari dei due dicasteri che, in questo esecutivo, sono esponenti del Movimento 5 Stelle, rispettivamente Danilo Toninelli e Elisabetta Trenta.
La versione di Toninelli
E, dopo la notizia che, nella notte, Elisabetta Trenta ha deciso di non firmare per «ragioni di umanità», arriva la conferma che non c’è neanche l’altra firma necessaria: quella del ministro delle Infrastrutture e Trasporti Danilo Toninelli. Lo comunica lui stesso via Facebook.
«Avevo già firmato a suo tempo il decreto di Salvini, che vietava l’ingresso, il transito e la sosta della Open Arms nelle acque italiane. Avevo firmato, anche stavolta, per ribadire che chi non rispetta il diritto del mare non può sbarcare in Italia. Quel decreto è stato bocciato dal Tar ed emetterne un altro identico, per farselo bocciare di nuovo dal Tar dopo 5 minuti, esporrebbe la parte seria del Governo, che non è quella che ha tradito il contratto, al ridicolo. A differenza di Salvini che cerca solo il consenso facile, noi agiamo con senso di Stato e concretezza», scrive il ministro su Facebook.
«Questo – aggiunge – non significa che dobbiamo accogliere tutti i migranti della Open Arms. La mia, la nostra, linea non cambia: mettiamo in sicurezza la nave come ci chiedono i giudici; poi l’Europa, e in primis la Spagna la cui bandiera sventola sulla Open Arms, inizino ad assumersi le proprie responsabilità facendosi carico di accogliere 116 migranti che sono a bordo della nave. Noi come Italia interveniamo per tutelare la salute dei 31 minori a bordo, che sono in situazione di pericolo, come chiesto dal Presidente del Consiglio e come prevede la legge, che giustamente impone sempre la tutela dei minori e la loro protezione».
In copertina Danilo Toninelli. ANSA/Simone Arveda
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