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Crisi di governo, il tiro alla fune tra Renzi e Calenda. L’ex premier: «Pensiamo al Paese non ai partiti»

17 Agosto 2019 - 13:39 Redazione
La necessità di un governo istituzionale sostenuta da Renzi non piace a Calenda, che minaccia: «Ci saranno le elezioni o farò un altro partito»

Luigi Di Maio nuovo premier, o forse Raffaele Cantone, il magistrato napoletano fino a poche settimane fa a capo dell’autorità nazionale anticorruzione. Un possibile ritorno di Orlando e Franceschini nella schiera dei ministri. Chissà, magari un Giuseppe Conte commissario Ue. Sono gli «innumerevoli retroscena e scenari» – come li definisce Matteo Renzi – che in questi giorni popolano le pagine dei quotidiani.

Ipotesi che per ora restano tali, ma che avvicinano il partito di Nicola Zingaretti al Movimento 5 Stelle in un possibile governo, la cui declinazione si vedrà poi (di scopo? di legislatura?) prima del ritorno alle urne. In un post su Facebook, l’ex premier e ex segretario dem Renzi non scioglie i dubbi sulle intenzioni delle due parti politiche, ma sottolinea ancora una volta la sua posizione a favore di un esecutivo di responsabilità prima del voto. Perché, dice, «sono uomini delle Istituzioni coloro che mettono da parte i propri risentimenti personali e pensano a come evitare la crisi economica».

«Andare a votare a ottobre con l’effetto di aumentare l’IVA al 25% è folle», scrive. «Non possono essere le famiglie a pagare le ambizioni di qualche aspirante leader. E non possiamo condannare l’Italia alla recessione. Per questo serve un Governo Istituzionale che pensi al Paese e non ai destini dei singoli partiti. Un Governo Istituzionale che come prima cosa abbia un Ministro dell’Interno degno di questo nome».

Calenda: «Elezioni o fondo un altro partito»

Non si smuove dalle sue posizioni antigrilline Carlo Calenda, a un alleanza – pur provvisoria – con i 5stelle, preferirebbe buttarsi a capofitto in elezioni anticipate e accettare la sfida dei sondaggi.

«Ci saranno le elezioni o farò un altro partito», dice in un’intervista al Foglio. Non arrettra neanche in tempo di crisi di governo, lui che aveva presentato un ordine del giorno in vista della scorsa Direzione del Pd per imporre una linea di separazione più netta tra democratici e grillini.

«I grillini hanno una visione antimoderna della società», dice. «Secondo loro qualunque cosa sia “crescita” è automaticamente anche “corruzione”, “devastazione ambientale”, se non addirittura qualcosa di “moralmente deprecabile”».

E Renzi? «Renzi poteva giocare ruolo importantissimo nel tenere in piedi l’identità liberaldemocratica. Ma con che faccia adesso? Con che faccia potrà mai farlo, ora che ha detto di essere disposto a mettersi con Di Maio e Di Battista?».

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