Se
Se martedì Salvini ritirasse la mozione di sfiducia a Conte, dopo tutto quello che ha detto
Se Conte e i 5 stelle accettassero di far finta che nulla sia successo
Se il M5s aprisse al Pd, dopo aver giurato che non avrebbe mai fatto nulla con i Renzi e le Boschi
Se Di Maio volesse entrare in un esecutivo col Pd solo un mese dopo aver gridato «mai al governo col partito di Bibbiano che rubava i bambini alle famiglie con l’elettroshock»
Se il Pd accettasse di fare un governo col Movimento, dopo averlo accusato di essere una manica di incapaci
Se Zingaretti e Renzi fossero d’accordo su un governo M5s-Pd, dopo essere stati alternativamente a favore o contrari in odio a quel che diceva l’altro
Se nessuno di questi propositi si avverasse in omaggio alla coerenza, valore primario della buona politica, e sotto la spinta della protesta degli elettori
Ecco, tutti i “se” sono in piedi. Meno l’ultimo