Sì unanime nel Pd al governo col M5s: lo rivela l’unico contro, Calenda. E anche nel Movimento…
Lo anticipavamo ieri: negli stati maggiori di M5s e Pd c’è sorpresa per l’alto supporto che riscuote l’ipotesi (sempre più concreta) di governo fondato sulle due forze. Con il sì di Prodi, che in un articolo sul Messaggero ha provato a dare all’accordo una dignità europea, evocando la maggioranza che ha votato a Strasburgo per la nuova presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, si può dire che dal lato del Pd non ci siano più dubbi, a parte la contrarietà espressa da Carlo Calenda.
È lui stesso a fotografare questo plebiscito con un tweet: «Dopo la presa di posizione di Prodi e il “defilamento” di Gentiloni direi che oramai la maggioranza a favore del Governo con i 5S è prossima all’unanimità. Le ragioni della mia contrarietà le ho esposte. Continuare la battaglia non ha più senso. Attenderò gli eventi».
Quindi ti arrendi? Che delusione!, gli scrive un irriducibile. Calenda gli risponde: «Per nulla. Farò quello che ho detto se si manifesterà l’accordo. Ma combattere per far cambiare posizione al Pd è oramai inutile. Direi una sonora sconfitta». Parole che fanno capire come in una settimana, a partire dalla famosa intervista di Renzi, le cose si siano ribaltate.
Prevale la scelta di fare un governo che metta fuori gioco Salvini, anche se nessuno la spiega così. Sicuramente è la spinta principale che si vede nel M5s, dove l’ex alleato di ferro viene ormai dipinto come un traditore tornato tra le braccia di Berlusconi, e quindi una sorta di kriptonite da cui stare alla larga.
Dal carro dell’intesa col Pd restano fuori coloro che già avevano contestato la mancanza di collegialità di Di Maio, i Di Battista, i Paragone, i Bugani. Come Calenda è stato spiazzato da Prodi, loro lo sono stati da Grillo, dipinto come il più deciso (e decisivo) sostenitore della nuova alleanza anti Capitano.
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