La svolta etica dei capitalisti Usa, 180 top manager dicono di volersi impegnare per ambiente e lavoratori
Jamie Dimon non è il nome che ti aspetteresti di vedere in fondo a un documento che invoca la giusta remunerazione dei lavoratori e maggiori tutele ambientali. Eppure il CEO della banca d’investimenti JP Morgan Chase nonché presidente del Business Roundtable, un’associazione che raggruppa i maggiori manager e figure del mondo capitalista Usa, ha fatto esattamente questo insieme a circa 180 altri manager.
In un nuovo documento non vincolante presentato il 19 agosto i capitani d’industria hanno gettato le basi per un capitalismo diverso, consapevole e solidale, il cui obiettivo non è semplicemente il perseguimento dei profitti e quindi la remunerazione degli azionisti, ma anche il valore che ogni imprese genera per la comunità, a partire dai dipendenti.
L’associazione
Nata nel 1972 grazie al presidente di Alcoa John D. Harper e del CEO di General Electric Fred Borch, l’associazione si è distinta in passato per i tentativi di promuovere sgravi fiscali nel settore privato, bloccare leggi anti-trust, ostacolare l’azione sindacale dei lavoratori e boicottare i tentativi di includere maggiori tutele, anche di tipo ambientale, negli accordi di libero scambio varati dai governi Usa.
Recentemente però il gruppo – composto d’alcuni tra i manager delle maggiori aziende Usa, tra cui anche Amazon e Johnson&Johnson – che si incontra regolarmente per discutere, appunto, di temi d’interesse pubblico, ha abbracciato cause più progressiste, denunciando per esempio la politica del Presidente Usa Donald Trump in materia d’immigrazione e in particolare la separazione di famiglie di immigrati al confine.
Il documento
Anche se l’inizio del documento non segna una svolta epocale – : «Crediamo che il libero mercato sia il miglior modo di generare lavori buoni, un’economia forte e sostenibile, di favorire l’innovazione, garantire un ambiente sano e opportunità economiche per tutte» – nella seconda parte l’obiettivo delle imprese viene ridefinito così da mettere sullo stesso piano gli azionisti e gli altri “portatori d’interesse”, tra cui:
- I consumatori, le cui aspettative le compagnie americane devono non soltanto soddisfare ma eccedere
- I dipendenti ai quali i firmatari si impegnano di dare una giusta compensazione, benefici significativi e corsi di formazione
- I fornitori, con l’impegno di trattarli in modo etico
- Le comunità in cui viene svolto il lavoro, un richiamo alla responsabilità sociale di ogni azienda