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Crisi di Governo, lo scontro in aula anche su religione cattolica e rosari

21 Agosto 2019 - 07:20 Redazione
«Hai compiuto episodi di incoscienza religiosa. Questo non te l'ho mai detto ma è sbagliato», ha spiegato Conte

Un dialogo a colpi di religione cattolica e rosari. Durante l’evento più atteso di questi primi giorni di crisi di Governo, e cioè il discorso di Giuseppe Conte, il premier ha attaccato il ministro Salvini, ricordandogli il suo “vizio” di ostentare simboli religiosi.

«Hai compiuto episodi di incoscienza religiosa. Questo non te l’ho mai detto ma è sbagliato – ha spiegato Conte – accostare simboli religiosi a degli slogan politici». Durante l’intervento dell’ormai ex presidente del Consiglio, Matteo Salvini, per tutta risposta, ha baciato un rosario.

Il contrattacco di Salvini

La palla passa poi a Matteo Salvini che durante il suo intervento in aula non manca di contrattaccare alle accuse di Conte: «Presidente del consiglio, gli italiani, cattolici o non cattolici, non votano per un rosario e io sono orgoglioso di dimostrare quello in cui credo e di chiedere la protezione della Vergine Maria».

A fine discorso, il ministro dell’Interno torna sull’argomento, utilizzando le parole di Giovanni Paolo II: «Voi citerete Saviano e io Papa Giovanni Paolo II e questi diceva: “La fiducia non si ottiene con le sole dichiarazioni. La fiducia bisogna meritarla con fatti concreti”. Se volete completare il programma e lavorare noi ci siamo».

Renzi cita il vangelo “secondo Matteo”

Nemmeno il senatore Matteo Renzi è riuscito a desistere dalla digressione religiosa e infatti ha detto, rivolgendosi cui era seduto Salvini: «Io rispetto la sua fede religiosa che condivido anche se con accenti diversi e allora legga il Vangelo»,- dice sardonicamente – «ovviamente secondo Matteo. Quando dice “avevo freddo e mi avete accolto, avevo fame e mi avete dato da mangiare».

E ha terminato ammonendo il leader del Carroccio: «Se crede in quei valori faccia sbarcare quelle persone che sono ferme, ancora adesso, ostaggio di una politica vergognosa».

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