Ultimatum di Mattarella. Tempo fino a martedì per trovare l’accordo
Il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti apre al M5S: «Dalle proposte e dai principi da noi illustrati al Capo dello Stato e dalle parole e
dai punti programmatici esposti da Di Maio, emerge un quadro su cui si può sicuramente iniziare a lavorare».
Il presidente della Repubblica Mattarella ha chiarito: «Il ricorso agli elettori è necessario se il parlamento non è in grado di esprimere una maggioranza di governo. Mi è comunicato che sono state avviate iniziative tra partiti. Ho il dovere di richiedere decisioni sollecite». Il capo dello Stato ha inoltre comunicato che da martedì 27 agosto si apriranno nuove consultazioni. che inizieranno nella giornata di martedì prossimo «per trarre le conclusioni e assumere le decisioni necessarie».
L’assemblea dei gruppi M5S, a quanto si apprende, ha dato mandato per acclamazione al capo politico Luigi Di Maio e ai capigruppo Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva ad incontrare la delegazione del Pd
Il capogruppo del M5S al Senato Patuanelli apre: «Incontriamo Pd partendo da taglio parlamentari» e chiede ai parlamentari del Movimento il mandato per la trattativa.
«Per noi – spiega Patuanelli – il taglio dei parlamentari si deve fare ora, non fra 10 anni come chiede qualcuno. È una riforma fondamentale per il futuro del Paese con cui gli italiani risparmieranno mezzo miliardo di euro. Oggi abbiamo presentato 10 punti per noi imprescindibili e, non a caso, il taglio dei 345 parlamentari e’ stato fissato come primo punto sia in virtù dell’importanza che gli attribuiamo sia in virtù del fatto che manca solo un voto e dunque due ore di lavoro della Camera per portarlo a compimento. Il taglio dei parlamentari e’ il presupposto per il prosieguo della legislatura e per darle solidità. A tal proposito, visto che oggi abbiamo letto dichiarazioni piuttosto vaghe al riguardo e visto che la Lega continua ad essere il partito del boh, vi chiediamo mandato per incontrare la delegazione del Pd».
È iniziata l’assemblea congiunta dei parlamentari di Camera e Senato del M5S, presente il capo politico Luigi Di Maio.
Piero Grasso apre a un’intesa che metta insieme il “decalogo” del M5S e le le 5 proposte del Pd.
Il taglio dei parlamentari è il presupposto per il prosieguo della legislatura e per darle solidità. È il ragionamento che fa il leader M5S Luigi Di Maio in queste ore con i suoi.
Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro interviene sul nodo centrale, anche per la nascita di un nuovo esecutivo, del taglio dei parlamentari: «In questi mesi il M5S ha portato avanti riforme centrali per il Paese e invocate da anni. Ora il nostro obiettivo – continua Fraccaro – è realizzarle a beneficio dei cittadini. Al primo posto c’è la riduzione di 345 parlamentari, una riforma epocale che tutti i partiti hanno promesso di approvare: è il tempo di scendere dalle barricate e passare ai fatti. È una proposta avanzata da ogni singola forza politica. Basta un solo voto e sarà legge, tagliare le poltrone è il modo migliore per mettere il bene comune davanti agli interessi di parte».
Il capo politico del M5S Luigi Di Maio, dopo le consultazioni al Quirinale, è arrivato alla Camera, entrando nel Palazzo dei gruppi, in vista dell’assemblea congiunta dei gruppi.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, interverrà alle ore 20.
Esce la delegazione del M5S composta dal capo politico Luigi Di Maio e dai capigruppo alla Camera e al Senato, Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli. «Non è giusto che a pagare questa crisi siano i cittadini italiani», dice Di Maio al termine delle consultazioni con il presidente Sergio Mattarella.
«Gli italiani non ci hanno chiesto di assecondare calcoli politici o capricci estivi», continua Di Maio che elenca i 10 impegni che il Movimento vuole portare a termine. Il leader del M5S ribadisce che la priorità è il taglio dei parlamentari e aggiunge «occorre un cambio di paradigma sull’ambiente 100 per cento sostenibile, con un new deal, tutti gli investimenti pubblici dovranno avere al centro il cambiamento climatico».
«Il voto non può essere la fuga delle promesse fatte agli italiani, ne abbiamo ancora tante da realizzare», così il M5S apre a un nuovo esecutivo. Di Maio auspica di poter trovare una maggioranza solidale «che voglia convergere sui punti indicati. Noi non lasciamo affondare la nave».
Una delegazione del M5S è entrata a colloquio con Mattarella. Prima di salire al Colle il Movimento ha diffuso una nota, chiarendo la sua posizione sulle notizie circolate nel pomeriggio: «Smentiamo ogni notizia diffusa dalle agenzie di stampa e dagli organi di informazione che citi ‘fonti’ o riporti indiscrezioni di qualsiasi genere sul M5s. La posizione del M5s sarà espressa al termine delle consultazioni e passerà solo attraverso i consueti canali ufficiali del Movimento e del capo politico Luigi Di Maio».
«Ritengo che Di Maio abbia lavorato bene, agli insulti di altri non rispondo», ha dichiarato Salvini al termine delle consultazioni.
«Oggi la via maestra sono le elezioni, non ci possono essere giochini di palazzo». Si è concluso l’incontro tra la delegazione della Lega e il capo dello Stato. Matteo Salvini, affiancato dai due capigruppo Massimiliano Romeo (Senato) e Riccardo Molinari (Camera), ha terminato i colloqui con Sergio Mattarella.
Il ministro dell’Interno commenta così l’incontro con Mattarella: «Bella discussione, sono contento di essere a capo di una forza compatta. Abbiamo scelto di portare nelle case degli italiani le cose che non vanno, qualche anno fa sarebbero rimaste nelle stanze segrete».
Fonte video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
Salvini rivendica anche le decisioni prese al governo e non indietreggia sui porti chiusi: «Ho fatto tanta fatica per restituire onore, orgoglio e difesa dei confini che non ci sto a dire no. Ho letto che qualcuno parla di tornare indietro su quota 100. No, dico no».
Salvini apre uno spiraglio per ricucire lo strappo con l’ex alleato: «Se qualcuno mi dice ragioniamo perché i “no” diventano “si”, miglioriamo la squadra, diamoci un obiettivo, facciamo qualcosa “non contro” ma “per”, io l’ho sempre detto, sono una persona concreta, non porto rancore guardo avanti, non indietro».
I pentastellati in mattinata hanno ricevuto l’ennesimo «ni» dal Pd. Il Partito Democratico pare abbia escluso categoricamente un governo Conte bis. «Disponibili a un governo di svolta – ha detto Nicola Zingaretti -, ma i 5 punti scelti nella direzione del partito non sono negoziabili».
Uno dei paletti, soprattutto, non piace ai cinque stelle: la revisione del taglio dei parlamentari, intervento bandiera che si è arenato in Parlamento a causa della crisi, quando mancava solo una lettura per l’approvazione definitiva e su cui i grillini stanno puntando molto nella loro campagna contro Matteo Salvini. Il Pd, per di più, non sembra indietreggiare neanche sul Decreto Sicurezza che propongono di abolire integralmente.
Le consultazioni della mattinata:
Forza Italia
La delegazione di Forza Italia, la terza della giornata a colloquio dal presidente della Repubblica, è guidata da Silvio Berlusconi. Insieme all’ex premier, ci sono Antonio Tajani e le due capigruppo, Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini. La prima differenza emersa con le delegazioni di FdI e Pd, è che i rappresentanti di Forza Italia sono entrati nel palazzo del Quirinale in automobile e non a piedi.
«Non siamo degli improvvisatori, ci siamo dedicati a stendere una dichiarazione», ha esordito Berlusconi, giustificando così il tempo, più lungo, che la delegazione di Forza Italia ha impiegato prima di comparire davanti alla sala stampa. «Quattordici mesi dopo le precedenti votazioni, l’esperimento fallimentare del governo ha portato l’Italia in una crisi profonda. I governi vanno costruiti con il tempo, non dopo il voto, ma prima del voto. Con persone che hanno esperienza. Un governo non può nascere in laboratorio, non può funzionare se basato su un contratto».
L’avversario principale che Berlusconi ha individuato, in seguito alla consultazione con Mattarella, è quello di un governo con una forte componente di sinistra: «Con lo stesso senso di responsabilità che abbiamo mostrato stando all’opposizione, oggi mettiamo in guardia dal rischio di una nuova maggioranza tra diversi, che esisterebbe solo in Parlamento e no nel Paese. Una maggioranza che non rispecchia assolutamente la maggioranza degli italiani. Una presa in giro degli elettori, un tradimento delle loro volontà».
E sempre sull’influenza dei partiti di sinistra nella formazione di un nuovo esecutivo, Berlusconi ha voluto lanciare degli allarmi: «Un governo fortemente sbilanciato a sinistra sarebbe pericoloso per le imprese, per le libertà di tutti i cittadini. C’è il rischio di un’imposta patrimoniale – Berlusconi si schiera fortemente contro una tassa sulle successioni o su una patrimoniale, a suo dire, nelle intenzioni di un eventuale governo a trazione di sinistra».
Poi, la sua chiave di lettura del momento di crisi: «Il Paese ha bisogno di un governo stabile, solido, con una forte legittimazione democratica. C’è bisogno di un esecutivo autorevole, che scongiuri qualsiasi ipotesi avventurosa di uscita dall’euro e dal processo europeo. Noi di Forza Italia, che siamo i continuatori, i garanti, i testimoni della tradizione liberale, cristiana, garantista della civiltà occidentale, proponiamo un governo di centrodestra. È la maggioranza uscita dalle urne, è la maggioranza naturale degli italiani, come confermato dalle tornate regionali e amministrative dell’ultimo anno».
«Un centrodestra con una vocazione atlantica ed europeista. Abbiamo un urgente bisogno di una riforma giudiziaria. Dobbiamo salvare gli italiani da un’oppressione giudiziaria, fiscale, burocratica. Qualora non sia possibile dare la maggioranza al centrodestra, crediamo che le elezioni anticipate siano l’unica strada da seguire – ha detto Berlusconi. Poi ha concluso allertando i giornalisti presenti – Attenzione al futuro, ci sono in giro programmi pericolosi, ad esempio per azzerare ogni fondo all’editoria».
Partito Democratico
Con leggero anticipo rispetto alla programmazione, è arrivata al Quirinale la delegazione del Partito Democratico. A colloquio con Mattarella, il segretario Dem Nicola Zingaretti, il presidente del partito Paolo Gentiloni, la vice presidente del Pd Paola De Micheli e i due capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci. E l’incontro è durato circa il doppio rispetto a quello con la delegazione di Fratelli d’Italia. D’altronde, sembra che i nuovi protagonisti di questa nuova fase della legislatura saranno proprio i Dem, insieme ai 5 Stelle.
Alle 11:20, la delegazione del Pd compare in sala stampa. «Abbiamo confermato al presidente della Repubblica – ha detto Zingaretti – a verificare la possibilità di formare un nuovo governo». Ma il segretario del Partito Democratico non ha lasciato trasparire nulla di nuovo rispetto a ciò che già si era detto dopo la rottura di Salvini annunciata lo scorso 8 agosto. Ai giornalisti, Zingaretti ha ripetuto i cinque, larghi, punti che dovrebbero essere la base sulla quale formare un governo con i 5 Stelle.
«La chiara e indiscussa scelta europeista, l’impegno a costruire un’Europa rinnovata, il pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del parlamento. Una svolta economica, puntando alla sostenibilità e che eviti l’inasprimento dell’iva – e per ultimo, – una riconsiderazione europea della gestione dei flussi migratori».
L’unica certezza che Zingaretti, dopo il colloquio con Mattarella, ha dato ai giornalisti è che il Pd non è disposto a formare «un governo a qualsiasi costo – ha detto il segretario Dem. – Quello che serve è un governo di svolta, alternativo alle destre. Per ridare una speranza agli italiani. Se non dovessero esistere queste condizioni, tutte da verificare allo Stato attuale, lo sbocco attuale della crisi sarebbero le elezioni anticipate, alle quali il Partito Democratico e pronto».
Fratelli d’Italia
È durato appena 20 minuti il colloquio tra il Capo dello Stato e la delegazione di Fratelli d’Italia, guidata da Giorgia Meloni, arrivata già con una posizione ampiamente anticipata: «È stato un incontro schietto e franco confronto, FdI ha ribadito la sua posizione. La nostra è la delegazione che crea minore suspence – ha commentato Meloni dopo il colloquio – perché abbiamo avuto la posizione più chiara e più schietta. Sono stata fiera sul fatto che FdI non ha mai fatto parte degli interrogativi su cosa faranno i partiti nei prossimi giorni».
Nel suo intervento non è mancata una frecciata nei confronti di Matteo Salvini: «Avremmo preferito che qualcuno ci avesse dato retta su governo gialloverde. Gli esiti della crisi sarebbero stati meno incerti e le elezioni inevitaibili. Il voto è l’unico esito possibile, rispettoso per l’Italia e della Costituzione». Ma passa poco tempo prima che Meloni annunci l’ennesimo corteggiamento nei confronti della Lega: «Ho sentito Salvini e penso che se si andasse al voto ci sarebbe una compagine formata da FdI e Lega sicuramente, vedremo cosa fa Fi, e sicuramente sarebbe già maggioritaria».
Insomma, la posizione di Fratelli d’Italia è netta: «Sciogliere le camere e indire immediate elezioni. Se il presidente Mattarella valuta l’ipotesi di un mandato allora bisognerebbe ripartire dalle elezioni del 2018 e dal sentimento popolare. Altre soluzioni per noi non ci sono, e se intraprese sarebbero una lesione per la democrazia – ha detto Meloni, prima di aggiungere. – La verità è che Mattarella è costretto a scegliere tra due diverse prescrizioni costituzionali: quella che chiede di verificare se esista una nuova maggioranza e quella che dice che la sovranità appartiene al popolo: e questa e prescrizione è tra le più vincolanti della nostra Costituzione».
Fonte video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
Sullo stesso tema:
- Le quattro opzioni: Conte bis, premier neutrale, Fico o… voto (che non spiacerebbe a Zingaretti)
- Consultazioni, è il giorno dei big dei partiti: le posizioni, che cosa diranno a Mattarella
- Crisi di governo, chi è Marta Cartabia: la prima donna che potrebbe guidare Palazzo Chigi
- Crisi incartata, ma non insolubile: M5s e Pd pronti a incontrarsi. Spuntano i nomi di Giovannini e Bray
- Stoccata di Sgarbi ai 5 Stelle: «Governerebbero anche con l’Isis»
- I nodi della trattativa M5s-Pd: i 10 punti di Di Maio contro i 5 di Zingaretti, su cosa manca ancora l’accordo
- La strategia di apertura dei 5s al Pd, la tensione nell’assemblea dei parlamentari: chi spera ancora nella Lega
- Sondaggio Tecné, quanti voti sta costando la crisi di governo alla Lega di Matteo Salvini – I dati
- Mattarella ricorda le stragi naziste di Fivizzano: «Impedire idea distorta di nazione»