Maria Elena Boschi: «Non farò il ministro ostaggio». La previsione (o gufata?) sulla durata del governo M5s-Pd
Maria Elena Boschi ci tiene a mettere il cappello renziano sulla svolta data alla crisi che potrebbe portare a un governo M5s-Pd, esecutivo però nel quale non ha nessuna intenzione di entrare.
L’ex ministra non ha infatti intenzione di fare il «ministro ostaggio», come ha chiarito in un’intervista a Repubblica, certo però si aspetta che nei confronti di Matteo Renzi arrivino i ringraziamenti: «Se non ci fosse stato l’intervento di Renzi oggi saremmo con Salvini in campagna elettorale sulla spiaggia a parlare di immigrazione. Anche chi odia Renzi dovrebbe riconoscerlo».
Già prima della Direzione Pd di ieri, 21 agosto, che ha fissato l’apertura a un governo con il M5s sulla base di cinque condizioni, Boschi ha confermato di essere disposta a votare la fiducia a quell’esecutivo giallorosso. Non di più.
E a poco servono le pressioni, mascherate da inviti, di chi come Francesco Boccia la spinge a ricoprire un ruolo di primo piano nell’esecutivo, così da vincolare la componente renziana al destino di quel governo: «Il nostro appoggio ci sarà – ha aggiunto nell’intervista – finché l’ipotetico governo farà cose utili per gli italiani, non farò il ministro ostaggio. Chi lo farebbe?».
Le rassicurazioni dell’ex ministra potrebbero convincere poco, lei insiste e si lancia anche in una stima sulla durata del prossimo governo, che i maligni potrebbero interpretare come una gufata: «Se devo fare una previsione dico che si va alla scadenza naturale. Sicuramente all’elezione del presidente della Repubblica, ma secondo me fino al marzo 2023».
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