Crisi di governo, alle 14 il primo incontro della trattativa M5s-Pd: prima del faccia a faccia, psicodramma dem
Si apre un fine settimana di contatti tra i partiti per un possibile accordo di governo. Le consultazioni con il capo dello Stato riprenderanno martedì. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiesto tempi rapidi ma ha dato qualche giorno ai partiti per lavorare su eventuali intese e uscire da questa crisi di governo di agosto innescata l’8 agosto dalla rottura del leader della Lega Matteo Salvini.
Oggi, venerdì 23 agosto, l’appuntamento è per le ore 14 alla Camera. Si incontreranno i capigruppo di M5s e Pd, secondo quanto riporta l’Ansa citando fonti parlamentari Dem.
Da un lato i cinque punti posti dal Pd, che partono dalla centralità dell’Unione europea. Dall’altra i dieci avanzati dal Movimento 5 Stelle al termine delle consultazioni di ieri, a partire dal taglio dei parlamentari che resta, nelle parole dei grillini, il pilastro non negoziabile.
Dal Pd, nel frattempo, arrivano notizie che frenano la velina fatta uscire ieri sui tre punti “reali” della trattativa per il Pd – tre essi, un passo indietro sui due decreti sicurezza voluti da Matteo Salvini e approvati dalla maggioranza Lega-M5S – e che avevano agitato i renziani che sospettavano un boicottaggio della trattativa. «Nel Pd, ove vi fosse la rottura, sarà un caos», diceva Matteo Renzi ieri. «Se uno, contravvenendo alle regole interne, con un spin fa saltare tutto, non è detto che il Pd arrivi tutto insieme alle elezioni».
«Se già stamattina partono le guerre interne alle forze politiche, gli audio da una parte, i tweet da una parte, i post da un’altra…», commenta in tarda mattinata il capo politico dei 5 Stelle Luigi Di Maio intercettato dalle telecamere vicino a Montecitorio, riferendosi alle parole di Matteo Renzi.
«Gli italiani vogliono il taglio dei parlamentari, è un obiettivo di questa legislatura», taglia corto. L’obiettivo è quello di mettere «tutti gli italiani che hanno dato il voto un anno e mezzo fa» in condizione di poter dire che non sarà stata una legislatura lunghissima né fortunata «ma almeno abbiamo tagliato i parlamentari» e chiarisce, Luigi Di Maio, che «non lo dico in un messaggio a qualcuno».
Al Nazareno
E già da stamattina è cominciato un incontro tra il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti con i big del suo partito. Zingaretti è giunto intorno alle 8,40 nella sede del partito, raggiunto man mano dagli altri dirigenti Dem, tra cui il presidente Paolo Gentiloni, la vicepresidente Anna Ascani, il vicesegretario Andrea Orlando e il tesoriere Luigi Zanda.
Da parte loro nessun commento sull’incontro dei capigruppo di M5s e Pd previsto nel pomeriggio.
Zingaretti e la delegazione del Pd «ci proveranno e ci proveranno fino in fond», commenta Francesco Boccia, deputato del Pd, nel corso della trasmissione Agorà Estate su Rai3. «Serve però coraggio. Io mi auguro che questa cosa dei due forni si chiuda subito. È stucchevole che ancora nessuno abbia detto: noi con la Lega non ci andremo più».
Il Pd «porti sino in fondo la trattativa con il M5s», perché «non si può essere incinti a metà, neanche nelle trattative per un Governo», scrive sul suo blog Stefano Ceccanti, costituzionali e deputato del Pd di Base Riformista. «Non è facile la convergenza in pochi giorni su obiettivi condivisi. Non si dica però – prosegue Ceccanti – che il problema insormontabile sia la riduzione dei parlamentari e più in generale la materia istituzionale. Il Pd si è opposto non alla scelta in sé, che faceva parte delle sue proposte, ma al fatto che la si volesse fare senza considerare le connessioni con leggi elettorali, regolamenti parlamentari ed alcuni profili del bicameralismo. Va ricollocata in modo ragionevole in quel quadro e mi pare che le condizioni vi siano».
Idem per il referendum propositivo «che non abbiamo criticato come tale, anch’esso faceva parte delle nostre proposte, ma perché sembra ancora congegnato come alternativo e non come correttivo della democrazia parlamentare».
Nel frattempo, dal profilo Twitter di Carlo Calenda, da sempre contrario all’apertura ai grillini – voluta prima di tutto dai renziani – e che al merito aveva detto che «il Pd è morto» – sparisce ogni riferimento all’appartenenza al Partito Democratico.
M5s
Lo stato maggiore del M5S si è già riunito nella notte, in una casa del centro di Roma, dopo l’assemblea congiunta dei gruppi. Sul tavolo, dieci pizze e la strategia da intavolare in questi primi, complicati passi della trattativa con il Pd. Tra i presenti, oltre al capo politico Luigi Di Maio, ci sono i capigruppo Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli, che oggi vedranno la delegazione Pd.
Hanno partecipato alla riunione un po’ tutte le anime del Movimento, da quella governativa – rappresentata da Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede – a quella più “movimentista”, rappresentata da Alessandro Di Battista e Paola Taverna. Oltre al sottosegretario con delega all’Editoria Vito Crimi. La riunione dura circa due ore e, alla fine, i presenti escono alla spicciolata. L’unico a parlare è D’Uva, che sottolinea la “fiducia” nel Movimento su questo inizio di negoziato. Nessun commento, invece, dagli altri. Incluso Di Maio che si limita a sorridere e a salutare prima di entrare in macchina.
La Lega
I contatti, tra Lega e M5S, non si sono mai del tutto interrotti. Lo stesso Matteo Salvini oggi apre senza possibilità di equivoco alla possibilità di andare avanti, ma con «una nuova squadra e un programma definito».
Non solo elezioni per la Lega, dunque: «Secondo me c’è ancora possibilità di recuperare il rapporto coi 5 Stelle perché, oltre a Di Maio, ci sono una serie di esponenti del Movimento che si ricordano bene del lavoro positivo che è stato fatto», aggiunge in mattinata Gian Marco Centinaio, che ribadisce quanto da mesi la Lega avesse lanciato l’allarme all’indirizzo degli alleati grillini per tutti quelli che vengono definiti i loro «no». I no di Tria, dice Centinaio. Il «cambio di rotta chiesto a Conte che non è arrivato»
Ora ricucire con i grillini «è difficile perché la via è molto stretta, però se ci sono i tempi e c’è la volontà di sedersi attorno a un tavolo non ci sono problemi».
A questo punto, dice il ministro delle Politiche Agricole, «lasciamo che si confrontino Di Maio, Renzi e la Boschi. Sembra che vogliano portarsi dentro anche LeU perché non hanno i numeri in Parlamento e quindi un bel Governo Fico-Boschi-Renzi-Boldrini. Penso che se si dovesse formare un governo rosso-giallo è perché era nella logica delle cose il fatto che si arrivasse a un governo diverso rispetto a quello uscente. D’altronde siamo una democrazia parlamentare e di conseguenza le maggioranze si fanno in Parlamento», dice Centinaio.
«Io vedo da un lato il Movimento 5 Stelle e dall’altro lato il Partito Democratico, si sono insultati per anni e si sono insultati anche in questo anno e mezzo di governo. La Boschi dice che i 5 Stelle sono degli ‘ignoranti’ e che però bisogna fare il governo per fermare Salvini. Se l’obiettivo è ‘facciamo un Governo per andare ad elezioni il più in là nel tempo perché bisogna fermare quel cattivone brutto populista di Salvini’ allora il ‘partito della cadrega’ non avrà vita facile in Parlamento».
In copertina ANSA/Ettore Ferrari/Riccardo Antimiani