Governo M5s-Pd, i nomi più chiacchierati su premier, ministri e commissario Ue: un ministero anche per Di Battista
Nel secondo giorno del primo giro di consultazioni tutti si aspettavano che Di Maio, leader politico del M5s, avrebbe svelato almeno il colore del partito con cui il Movimento avrebbe iniziato le contrattazioni per la creazione del nuovo governo o se le trattative in stallo o naufragate avrebbero direttamente condotto al voto anticipato.
Ma così non è stato. Quello di Luigi Di Maio, dopo il colloquio con il presidente Mattarella, è stato un discorso cinquestellecentrista, in cui non si son né chiuse le porte alla Lega, né vi è stata l’esplicita apertura al Partito Democratico, che in giornata aveva apertamente accettato il dialogo con i Cinque Stelle.
Dei timidi segnali di apertura sono arrivati solo dopo l’intransigente discorso del Presidente della Repubblica, che in due minuti e trenta ha richiamato alla responsabilità politica e sollecitato una presa di posizione chiara da parte delle forze in campo, offrendo ancora 5 giorni di tempo per sondare la possibilità per un governo legislatura, senza tralasciare l’alternativa del voto anticipato.
Ma malgrado formalmente il Movimento Cinque Stelle e il Partito Democratico non si siano seduti ancora allo stesso tavolo, ma abbiano avuto innumerevoli scambi telefonici, iniziano a circolare i primi nomi dell’ipotetico governo giallorosso.
Il totopremier
Uno dei principali nodi da sciogliere è quello del premier (o della premier, come auspicato soprattutto dai dem). Nella lista continua a farsi sempre più insistente il nome di Enrico Giovannini, ex presidente dell’Istat ed ex ministro del lavoro del governo Letta, gradito anche dai Cinque Stelle per l’attenzione ai temi sociali e dell’ambiente.
Sempre in eredità dal governo Letta è spuntato altresì il nome di Massimo Bray, ex titolare del dicastero dei Beni Culturali e attuale guida dell’enciclopedia Treccani. Un nome che, però, data la specificità della competenza, potrebbe invece entrare nella rosa dei ministri, subentrando all’attuale ministro dei Beni Culturali Bonisoli (sempre che quest’ultimo non venga sostituito con il dem Luigi Zanda).
Nel calderone dei nomi per la guida di Palazzo Chigi sussistono le figure di Raffaele Cantone (ex presidente dell’Anticorruzione) e di Sabino Cassese, ex ministro della Funzione pubblica del Governo Ciampi (’93-’94), nonché giudice costituzionale, assai gradito al M5s.
Come di consueto circolano anche voci sulla possibilità che a guidare il prossimo ipotetico esecutivo possa esserci una donna. La più quotata è la giudice costituzionale Marta Cartabia, ma circolano anche i nomi di Elisabetta Belloni, segretaria generale della Farnesina, e quello di Paola Severino, ex ministra della giustizia del governo Monti.
E Giuseppe Conte? Il M5s non vuole ridimensionare la posizione del premier dimissionario, ed è probabile che avanzerà il nome dell’avvocato nel caso di discussione con il Pd. I dem, tuttavia, sembrano non gradire affatto il nome, ma non è detto che si raggiunga un compromesso per avere un premier indicato dai Cinque Stelle e un Commissario europeo di area democratica, come l’ex premier Paolo Gentiloni.
Il totoministri
E se il nome del premier (o della prima ministra) è avvolto in una nube di mistero e incertezza, ancor più nebuloso è il profilo della squadra dei potenziali ministri che andrebbe a formare il governo giallorosso.
Un equilibrio delicato da raggiungere, in luce del fatto che il M5s si potrebbe trovare in una situazione di dover rinunciare ad alcuni dei suoi ministri, primo tra tutti Danilo Toninelli, attualmente al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture che verrebbe sostituito dal pentastellato Stefano Patuanelli. In bilico la figura della ministra della Salute Giulia Grillo, che potrebbe esser sostituita dalla dem Simona Malpezzi.
Secondo le indiscrezioni il M5s avrebbe però richiesto di non rimuovere Bonafede al ministero della Giustizia, anche se il Pd potrebbe giocare la carta Andrea Orlando, già guardasigilli nel governo Gentiloni.
Al momento non è previsto nessun cambio ai vertici della Difesa: la ministra Elisabetta Trenta, nota (anche) per i suoi duri scontri aperti con Matteo Salvini, potrebbe essere riconfermata.
I vertici del Movimento starebbero anche tentando di coinvolgere Alessandro Di Battista, che potrebbe andare a ricoprire il ministero del Lavoro al posto di Di Maio, anche se il pasionario pentastellato sembra non essere affatto intenzionato a prender parte all’alleanza con il Pd.
Un cambio tattico potrebbe anche investire il ministero dell’Istruzione, che passerebbe dall’attuale ministro Marco Bussetti (Lega) a Dario Franceschini del Pd, ex ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo dei governi Renzi e Gentiloni.
Per il ministero dell’economia, qualora non venisse confermato Giovanni Tria, sarebbe in lizza Carlo Cottarelli, già chiamato da Mattarella come possibile garante di un governo tecnico prima della nascita dell’esecutivo gialloverde nel 2018, o ancora Pier Carlo Padoan, già ministro dell’economia sotto i governi Renzi e Gentiloni.
Incerta la sorte della guida della Farnesina, anche nell’ottica della scelta dei candidati alla Commissione Europea: non è ancora chiaro se verrà riconfermato il ministro Moavero Milanesi o se subentrerà il dem Paolo Gentiloni.
E infine, come a voler cancellare del tutto l’esperienza del governo gialloverde, c’è il posto al ministero dell’Interno, ricoperto da Matteo Salvini.
I nomi in pole per il Viminale sono tre: Marco Minniti del Pd, Franco Gabrielli, attuale Capo della Polizia, o ancora proprio l’ex alleato ed ex amico di governo gialloverde Luigi Di Maio, in un cambio dei vertici del passato-recente dal forte valore simbolico.
Il totocommissario europeo
Malgrado la deadline per l’invio dei due nomi di possibili candidati per la nomina di commissario europeo era stata posta per il 26 agosto, è stato chiesto ulteriore tempo a Bruxelles per l’individuazione di almeno un profilo che possa essere espressione dell’asse giallorosso.
Tra i nomi in pole potrebbero esserci quelli del premier uscente Giuseppe Conte, il ministro degli Affari Esteri Enzo Moavero Milanesi, Paolo Gentiloni, nonché quello di Enrico Letta.
Quattro ipotesi attualmente tutte al maschile, malgrado la presidentessa della Commissione Ursula Von Der Leyen aveva fatto esplicita richiesta a tutti gli Stati di presentare due candidature, una maschile e una femminile, in modo da poter bilanciare le quote di genere in Europa.
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