Il Pd non ci sta: no comunque al Conte bis, la crisi è in bilico. I sospetti di Zingaretti
Appena si è saputo, in serata, della richiesta non negoziabile avanzata da Di Maio a Zingaretti, che un accordo di governo parta dalla conferma di Conte a Palazzo Chigi, il capo della comunicazione del leader Pd ha inviato via Whatsapp la risposta dem: UN NO FORTE E CHIARO AL CONTE BIS, scritto così, tutto maiuscolo, a scanso di equivoci. Un no qualsiasi sia la contropartita, il posto di commissario Ue (che dall’entourage di Di Maio si smentisce sia stato offerto) o un mazzo di ministeri di peso.
No, e basta. Ma è un No che il Movimento non può incassare, e non solo per il post di Grillo. Conte è il chiodo comune a cui appendere la difficile unità del M5s. Ma anche il Pd ha la sua Maginot da difendere: e a Zingaretti oltretutto non è sfuggito che per la seconda volta Beppe Grillo ha agito in simmetria col più “pericoloso” degli iscritti al Pd.
Così come la svolta antielezioni di Grillo arrivò solo poche ore prima della analoga svolta di Renzi, anche la nuova mossa del fondatore del M5s arriva a breve distanza dall’intervista al Fatto in cui Renzi apriva proprio al Conte bis. E per di più Grillo ha infilato nel suo post, dopo l’endorsement a Conte, un non necessario attacco all’ex premier, quasi una excusatio non petita. Un caso magari, ma nel clima sospettoso di queste ore al Nazareno la cosa è stata notata, eccome.
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