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Brexit, spifferato il piano B di Johnson che allarma il Regno Unito: vuole chiudere il Parlamento per 5 settimane

25 Agosto 2019 - 12:43 Redazione
Lo strumento esiste e potrebbe essere utilizzato. Ma i deputati probabilmente non starebbero seduti a guardare

Mentre Boris Johnson è in missione al G7 di Biarritz, dove ha parlato di Brexit anche con il presidente Usa Donald Trump, nel Regno Unito trapela una notizia che allarma non soltanto i sostenitori del Remain – la permanenza del Regno Unito nell’Ue – ma anche i difensori della sovranità parlamentare, del diritto del parlamento di avere voce in capitolo. Johnson avrebbe infatti chiesto una consulenza legale al Procuratore generale del Regno Unito per capire se sarebbe possibile – e con quali conseguenze – sospendere il parlamento per 5 settimane, a partire dal 9 settembre, fino alla Brexit, prevista per il 31 ottobre. La strategia – nota come prorogation – avrebbe lo scopo di raggirare il parlamento per evitare che possa bloccare la Brexit, soprattutto una Brexit senza accordo, diventata più probabile dopo che la richiesta di Johnson di rimuovere il backstop – il piano B per evitare un ritorno a un confine duro tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica irlandese tenendo l’intera isola irlandese nell’unione doganale dopo l’uscita – sia stata respinta dall’Ue.

Le reazioni

Le reazioni – di indignazione, di preoccupazione, di allarme – non si sono fatte attendere. Il ministro ombra laburista per la Brexit, Keir Starmer su Twitter ha definito l’ipotesi «scandalosa», appellandosi agli altri deputati affinché vietino il prorogration in parlamento, prima che Johnson possa introdurlo.

Non sono soltanto i laburisti ad essere contrari. Un mese fa, l’ex procuratore generale Dominic Grieve, conservatore, aveva dichiarato che ricorrere al prorogation avrebbe segnato la fine «della democrazia nel Regno Unito». Secondo il Guardian una fonte del Governo avrebbe minimizzato dicendo che è consuetudine per un primo ministro chiedere pareri legali. Lo stesso Johnson in precedenza aveva dichiarato di non vedere con favore un’eventuale sospensione del parlamento, senza però mai escluderlo del tutto.

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